Macerie

In occasione dell’anniversario della legge del 1923 che regolamentò la professione di architetto, l’Ordine degli Architetti di Milano e la sua Fondazione hanno organizzato un programma di iniziative incentrate sui 100 anni di professione e sui 100 anni di architettura. Un programma di 10 eventi, dedicati ognuno a un decennio, costituiscono durante il 2023 un […]

Keine Landsknechte

Arrivare a Villach in treno è un viaggio lungo e periglioso. La cosa potrebbe parere strana, visto che il nodo di Villach riveste un ruolo rilevante nella rete ferroviaria europea, ma questo riguarda principalmente le merci e non i passeggeri: i treni passeggeri che collegano le città dell’Austria in Carinzia e Stiria, fino a Vienna, […]

Architettura e vita

Nel 1995 ero uno studente al terz’anno di architettura confuso, appassionato, ingenuo e, con il senno di poi, forse intellettualmente un po’ arrogante. Non ricordo su consiglio di chi, scelsi di frequentare il laboratorio di progettazione urbanistica di Giancarlo Consonni. Fu un laboratorio molto diverso da quello che mi aspettavo, in parte spiazzante. Mi divertii molto e ne uscii con un ottimo voto, anche se ancora oggi nutro parecchi dubbi sugli esiti progettuali di quell’anno di lavoro. La parte più incredibile fu però la prima parte del corso, dedicata a un’analisi straordinariamente approfondita e complessa della città su cui avremmo poi dovuto intervenire. Per costruire quell’analisi fummo letteralmente sepolti da una strumentazione culturale (e relativa bibliografia) che con il tempo ho compreso essere una delle pietre angolari della mia cultura urbana e del mio pensiero sulla città.

Uno degli autori che ebbi il piacere di scoprire in quel corso fu Marc Augé, che se n’è andato ieri a 87 anni. Cominciai da Un etnologo in metro, uscito qualche anno prima per i tipi di Eléuthera (editore che imparai ad amare), poi i Nonluoghi (analisi brillante che produsse un neologismo tanto geniale quanto abusato e frainteso) e via via altri testi che ho poi letto nel tempo. Un pensatore straordinario cui devo molto, ma che soprattutto mi ha insegnato a guardare la vita quotidiana della città con occhi nuovi, più lucidi e appassionati.

Chiavarucci (o della felicità)

Io e il Michi. Una passeggiata lungo il mare. Poi, ai tavolini al sole del bar in piazza: il chiacchiericcio della gente, le tazzine del caffè che tintinnano, lo struscio sul carruggio principale, il mercato dietro di noi – pomodori e profumo di basilico, un musicista di strada che suona Só Danço Samba con la tromba e, più lontano, il suono delle campane, un buon caffè e un bicchiere d’acqua ghiacciata, la leggera brezza marina che accarezza la pelle e scompiglia i capelli della gente che passa. La nostra idea di felicità.

Turismo esistenziale

Quando si è, come un po’ sono io, irrequieti e forse anche incostanti, o magari solo incapaci di non cogliere le sfide che la vita ci presenta, capita che la vita stessa ci porti in luoghi sempre nuovi. Questo ci consegna il privilegio di un’attività che amo tantissimo: tornare a fare turismo nelle vite che […]

The dark side of NoLo

Da quando, a Natale, moglie e figli mi hanno regalato il Dr. Swamp, seguo la T-Rex su Instagram. Oggi, mentre attraversavo NoLo a piedi, reduce da una piacevole visita alla giornata inaugurale di Cara Casa (vedi post precedente), mi è comparsa tra le stories la presentazione al NAMM della grande novità della casa danese di effetti artigianali per chitarra: una accurata riproduzione del Binson Echorec, l’incredibile delay a testine magnetiche e tamburo rotante che ha reso possibili i suoni, tra gli altri, dei Pink Floyd.

Ero, dicevo, in via Padova, più o meno all’altezza del civico 39, dove l’ingegner Bonfiglio Bini ha inventato e prodotto per la sua Binson, oltre a molte altre cose, proprio l’Echorec.

Un caso? Non credo.

All’Interspar

Prima di tornare, passiamo sempre al supermercato ad acquistare beni suppostamente di prima necessità e suppostamente non reperibili sul suolo italico. Questa volta però eravamo soli, di fretta e senza lista.

– Michi, ma avremo preso tutto?
– Boh…
– Prova a pensare: cosa abbiamo a casa di austriaco che non si trova in Italia?
– La mamma.

Il gusto di farlo

E, soprattutto, perché portare avanti questo sforzo? Per nessuna ragione in particolare, direi. La ragione c’entra poco. Si tratta di agire per il gusto di farlo, per essere all’altezza del nostro tempo.

Cristina Bianchetti

Così una folgorante Cristina Bianchetti nel bel libro di Laura Montedoro e Michelangelo Russo, letta nel tempo regalato da un provvidenziale guasto sulla linea Milano – Torino. E ti scopri ancora capace (per fortuna) di saltare sulla sedia (o sul sedile) durante la lettura di un saggio accademico sull’urbanistica oggi.

Wayne Shorter obituary

Me lo ricordo, in particolare, una volta trent’anni fa al Castellazzo di Bollate: era da poco mancato Miles Davis e Shorter suonava con Hancock, Carter e Williams, i quattro quinti del mitico quintetto della seconda metà degli anni sessanta. Un tributo al buon Miles, naturalmente. Io muovevo i primi passi da appassionato e fu un’esperienza incredibile. Nei miei ricordi, ma non ho trovato foto, indossava un chiodo di pelle bianca lucida (Andrea, c’eri anche tu, no?), proprio tanta roba.

Un’altra volta, più recentemente, agli Arcimboldi con Christiane: un flusso ininterrotto di musica, un’esperienza lisergica aiutata forse dalla difficile digestione delle discutibili pietanze della trattoria comunista di viale Sarca, oggi temo sostituita da un non meno discutibile ma certamente meno verace sushi.

E poi i fondamentali dischi dei Weather Report, anche se ogni volta che inizia Black Market poi aspetti le notizie di Radio Pop.

Settant’anni di carriera musicale, un contributo immenso. Che la terra ti sia lieve.

La scuola, l’Impara Facile e il Sol dell’avvenir.

– Papi, devo ripassare Storia, mi aiuti?
– Sí, certo. Cosa devi studiare?
– La Rivoluzione Russa.
– Interessante! Dai, portami il libro.
– No, la prof dice che dobbiamo leggerla solo sull’Impara Facile.
– La Rivoluzione sul Bigino?!? Non se ne parla.

È finita che siamo andati a letto cantando Fischia il vento.

(Papi, ma quindi la ninna nanna che mi cantavi da piccolo era una canzone comunista?!?)

Il seggio non è vuoto

In una delle molte chat che affollano il mio whatsapp di sofferenze pre-elettorali, parlando dei tanti conoscenti che stanno ipotizzando di non votare, un’amica – generosa e disinteressata militante, di quelle che si fanno i mercati con i volantini anche quando sai che perderai, anche nei quartieri di destra, anche quando piove – mi ha scritto questo.

“La politica è uno spazio di rappresentanza. Siccome il mio pensiero è collocato saldamente nell’ambito democratico-progressista, io faccio quanto mi è possibile perché questo spazio abbia la maggior rappresentanza. Se oggi in quello spazio c’è un candidato che non amo, non è un buon motivo per ridurlo. Se non voto, quello spazio verrà occupato da un altro pensiero distante dal mio, è matematico… I seggi al parlamento li occupano tutti, non rimangono vuoti. Le persone forse si immaginano così: che il seggio rimanga vuoto a simboleggiare il non voto, la loro protesta. Ma non è così: quel seggio sarà occupato da altri, probabilmente da un fascista.”

È un pensiero semplice e chiaro, senza sottotesti moraleggianti. Certo, in qualche misura rimane nella dimensione del “voto utile” che molti comprensibilmente non ritengono (piú) praticabile, ma a me – forse anche in ragione della credibilità di chi lo esprimeva – ha colpito molto, e quindi ho pensato di condividerlo.

In treno

Il treno è quello della mattina del lunedì: un po’ presto, ma nulla di terribile, se non fosse lunedì. Il tragitto è breve per tutti: il convoglio parte da Milano Centrale e arriva a Torino Porta Nuova, anche rimanendo a bordo dalla prima all’ultima fermata, il viaggio dura poco più di un’ora. Eppure il giovane signore davanti a me ha il portatile aperto, hard-disk e mouse collegati: subito al lavoro. Ma, dopo questi giorni di vento, la pianura risplende sotto a un cielo di un azzurro irreale. Difficile resistere. E così, pur mantenendosi ancorato alla realtà stringendo saldamente il mouse sul tavolino, dito indice leggermente sollevato pronto a sparare inesorabili click, il giovane signore guarda rapito il paesaggio che scorre al nostro fianco, come un bambino che si è ritrovato ai banchi di scuola ma ancora sogna le infinite partite di pallone delle vacanze appena concluse. Incredulo, come tutti noi, che l’estate sia finita e e che un altro anno se ne sia andato.

Vent’anni di Polimì

Ho messo piede per la prima volta in un’aula del Politecnico di Milano come assistente (cultore della materia, si diceva allora) nel settembre del 2002, vent’anni fa. Fu tutto un po’ un caso: l’amico Camillo che, mistificando come solo lui sa fare la realtà, mi convinse a fare un dottorato, il buon Remo Dorigati che […]

Nuovo Cinema Resegone

Alla fine degli anni Ottanta ero ragazzo e in estate davo una mano nella colonia estiva che la mia famiglia gestiva in una valle bergamasca. Sospeso a mezza via, un po’ facevo l’adulto e un po’ il bambino.  Una delle prime attività “da grande” che mi furono assegnate, oltre a fare l’arbitro delle partite di […]

Lévi-Strauss e Leroy Merlin

Ho sempre avuto un rapporto complicato con l’università. Se, da un lato, la tensione verso la ricerca e la docenza hanno sempre fatto capolino, fin da studente, nel corso della mia vita, dall’altro la mia irrequietezza e insofferenza mi hanno spinto a lanciarmi subito nella professione, aprendo da neo-laureato (che incoscienza!) una specie di studio […]

La scuola nei rapporti OCSE

– Papi…
– Dimmi Michi.
– Domani posso non andare a scuola?
– No, Michi: domani vai a scuola.
– Papi, ma lo sai che la scuola italiana è quella in Europa dove più studenti abbandonano e che in Italia ci sono pochissimi laureati?
– …
– E poi ha i professori con l’età media più alta ed è la scuola dove si danno più compiti…
– Michi, te a scuola ci vai e basta.
– Uffa… ‘Notte Pa.
– ‘Notte Mi.

[però è sempre più difficile: adesso mi tocca pure verificare le fonti…]

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