Con il post che trovate qui sotto, il Paolone del Lunedì si è ufficialmente trasferito su Il Calibro: sperando che vorrete seguirmi in quest’avventura, vi aspetto su ilcalibro.com!
Esibire alcuni cedimenti verso le forme dialettali è sempre stato un vezzo del nostro lessico famigliare. I pantaloni che diventano braghe, per esempio, o le cose un po’ vecchie che diventano scalchignate. Il bambino che, camminando in strada, è meglio stia in parte o l’impaziente alùra quando qualcuno si perde nei tempi serrati della giornata.
Una forma più sottile di questo localismo (peraltro tutt’altro che leghista), è l’indugiare in alcuni piccoli errori di pronuncia. Uno su tutti, il mio preferito, l’impossibilità per mio padre di pronunciare la “cn”, che rende gli ingegneri ottimi tennici. Recentemente ho notato con grande stupore un amico, stimato docente di Architettura Tennica e molte altre cose prestigiosissime, concedersi la stessa libertà.
Una parola strana ha sempre avuto in questo nostro lessico un posto speciale, un po’ surreale: il nonio. Ripescata nei momenti meno attesi da un gergo tecnico tanto astruso da sembrare dialettale, pronunciata correttamente ma come se fosse sbagliata, evoca un mondo di precisione meccanica ed esattezza matematica, patria di tennici con passione artigianale e di artigiani dall’indole scientifica.
Petrus Nonius Salacensis, che in verità si chiamava Pedro Nunes, cartografo reale nel Portogallo del primo Cinquecento e professore di matematica della prestigiosa Università di Coimbra, inventò, tra le altre cose, uno strumento per misurare archi molto piccoli con estrema precisione. Quello strumento, in verità profondamente rivisitato dal matematico francese Pierre Vernier oltre cento anni dopo, passò alla storia come nonio, in onore del suo inventore portoghese.
Il nonio si compone di un corsoio mobile che scorre a lato della scala graduata principale, sul quale è incisa una seconda scala graduata di ampiezza complessiva pari ad una frazione di quella principale. Siano 1/n il minimo valore che si vuole discernere sul nonio rispetto alle suddivisioni principali e p la base numerica della scala secondaria, la scala secondaria sarà ampia quanto n-1 divisioni della principale e composta di n divisioni equispaziate e ampie (n-1)/n, essa sarà graduata da 0 a p; il nonio si dirà n-simale. Dunque se il valore più piccolo che si vuole leggere sul nonio è 1/10 della separazione delle linee di fede della scala principale allora il nonio si dice decimale, se è 1/20 si dice ventesimale, se è 1/100 si dice centesimale e così via; questo valore indica la precisione raggiungibile dal dispositivo ed è stampigliato in forma numerica sul corsoio […]. La lettura vale allora k + x/p dove k è il valore per difetto letto sulla scala principale, x quello letto sulla scala secondaria, p l’estremo superiore di numerazione della scala secondaria (di solito 10). Se a questo punto state ancora leggendo questa lunga citazione tratta da wikipedia avete ampiamente sopravvalutato la serietà di questo blog.
Non so voi, io mi sono perso a metà della terza riga. Però adoro la prosa matematica: la sola esistenza al mondo di cose chiamate “linee di fede” mi riempie di gioia. E mi entusiasma anche l’idea di imparare l’uso di uno strumento ignorandone (o forse intuendone a fatica) il principio profondo che ne premette il funzionamento. Tornando però all’invenzione di Nunes e Vernier, questa è più diffusa di quanto non potreste pensare. Per esempio, il nonio è quella piccola scala graduata che permette, in strumenti come il calibro, di leggere con maggior precisione la misura effettuata.
Ecco: questo mi piacerebbe – con molta modestia – provare a fare, ora che ho avuto l’onore di essere invitato sul prestigioso Calibro con il mio scalchignato Paolone del Lunedì. Provare a essere una piccola scala graduata che scorre un po’ in disparte, apparentemente inutile e autoreferenziale, che si offre come aiuto a una misura più accurata di questo mondo che è sempre più difficile capire. Come ho fatto in questi ultimi due anni, su un blog nato per caso e cresciuto mio malgrado, userò le mie fisime e le mie fissazioni, la mia storia e le mie passioni, il mio umore e i miei accidenti per provare a capire, insieme a voi, quel che ci succede intorno. Se avrete la pazienza e la curiosità di seguirmi, mi sento di potervi promettere un generosa dose di informazioni, per la gran parte inutili, qualche minuto di svago, forse qualche risata e, se saremo fortunati, anche il gusto di qualche riflessione.
Buon viaggio e buona settimana a tutti.