Tra poco usciranno i primi exit poll, cui crederanno solo i polli. Poi ci saranno le proiezioni piene di fantasia, poi i risultati veri. E forse domattina non ci ricorderemo più nulla di quello che abbiamo detto oggi. Ma, nelle quiete prima della tempesta (o, meglio, tra una tempesta e l’altra), lasciate che vi esponga un piccolo ragionamento.
Supponiamo (facendo ogni scongiuro del caso) che una qualunque signora I. abbia un grave problema di salute. Supponiamo che dopo alcuni mesi passati invano, appaia manifesta l’inadeguatezza del medico che la ha in cura. Supponiamo anche che la malcapitata signora I. si accorga che quello è l’andazzo in tutto l’ospedale e che davvero non è il caso di perseverare a farsi curare da una banda di personaggi inadeguati e in manifesta mala fede.
Direi, senza dubbio, che è diritto e forse dovere della nostra signora I., cui già un po’ ci stiamo affezionando, cercare un miglior luogo dove essere curata. Si informerà, chiederà, discuterà e approderà in un altro ospedale, rimettendosi alle cure di un nuovo medico. Suo malgrado, gli toccherà fidarsi (o, meglio, af-fidarsi), sperando che il nuovo dottore, scelto con tanta cura, sia migliore del precedente e, finalmente, la guarisca.
Anche noi, ormai in ansia per le sorti della povera signora I., ci augureremo che si sia informata con cura, che abbia soppesato i pro e i contro, e che sia capitata, in fine, in buone mani.
Ora, immaginate di venire a sapere da un comune amico, magari chiacchierando mentre siete in coda alla posta per farvi restituire l’IMU, che la signora I., esasperata dalla scarsa qualità delle cure, invece di andare da un’altro medico sia andata da un panettiere. O da un idraulico. O, Dio non voglia, da un architetto.
Ma come! — urlerete, trasaliti — Come potrebbe mai un panettiere curare la signora I.? Oh, povera tapina, la malattia l’ha mandata fuori di testa!
Può succedere, alle volte, che, in un momento di debolezza, ci si possa fidare di qualche ciarlatano che promette immediata guarigione. Può succedere che, vinti dalla fatica, si possa abdicare al buon senso e alla ragione. Ma tutti noi ci auguriamo, credo, che se dovesse capitare a noi, un buon amico ci scuota e ci induca a più miti consigli.
Perché, come mi è già capitato di sostenere in questo umile blog, io rimango dell’idea che le cose bisogna saperle fare. Che ci sono persone preparate che sanno fare delle cose e che quelle cose sia meglio farle fare a loro. Come si dice a Milano: ofelee fa el to’ mestee, qualunque esso sia.
Per quanto possa sembrare fuori moda, voglio essere governato da un politico competente e professionale, membro di un partito solido e ben organizzato, votato da un parlamento fatto di persone competenti e professionali elette a rappresentanza dei diversi punti di vista presenti nel Paese. Non voglio essere governato dalla gente comune, né da un imprenditore, né da un comico né da un professore — per quanto bravi a fare i rispettivi lavori; non voglio essere governato da uno come me: voglio essere governato da uno migliore di me. Sono davvero un elettore così démodé?