Posto quindi sono

Una questione su cui spesso mi trovo a ragionare negli ultimi tempi, è quella relativa alla/e propria/e identità internettiane. Suppongo che studiosi e teorici, psicologi e semiologia, filosofi e tuttologi si siano già occupati della cosa, ma io, impavido nella mia ignoranza, provo ugualmente ad articolare un mio punto di vista.

Molte cose, a partire dalla stessa esistenza di questo blog e dal fatto che qualcuno (perlomeno tu) lo stia leggendo, dimostrano quanto il web sia un catalizzatore di autorappresentazione. Alcuni di noi, scrivendo su un blog, postando su facebook, twittando, pinnando e agendo un’ampia serie di altri orridi neologismi, costruiscono una narrazione di se stessi nella rete, che mai avrebbe avuto diffusione così vasta nell’era della carta stampata. Similmente facciamo contribuendo alla rappresentazione altrui, commentando, alzando pollici, consegnando stelle, cuori, coccarde e altri fantasiosi segni di approvazione.

Alcuni fanno queste cose in maniera casuale, accumulando diversi nickname determinati dall’estro del momento; altri (per esempio il sottoscritto) rendono invece evidente la relazione tra i diversi utenti, usando sempre lo stesso nome e esplicitando la connessione tra i diversi siti. Altri ancora usano pseudonimi per specifiche parti della loro multipla identità, mentre alcuni si trincerano, in certi casi, dietro a un deliberato anonimato.

 

Premesso tutto ciò, alcune domande diventano inevitabili. Qual’è il rapporto tra la nostra persona reale e le sue rappresentazioni sul web? Possiamo dire e fare tutto quello che vogliamo? Possiamo sprofondare nella più goduta irresponsabilità? Come per molte altre cose, anche su questo tema mi pregio di avere opinioni confuse e contraddittorie.

Rispetto all’anonimato più radicale, per esempio. Di istinto mi viene da condividere l’attitudine di siti come Archleaks, che offrono uno spazio anonimo (e quindi protetto) a chi, nella vita reale, subirebbe prevedibili conseguenza se esprimesse la propria opinione. D’altro canto, su un sito dove è possibile commentare in maniera anonima, mi è capitato di ricevere una certa quantità di ingiurie, e questo non è mai particolarmente piacevole. In questo senso, mi pare, la questione sta nel confine tra la libertà d’espressione e la delazione, tra il giudizio e la calunnia.

Diversamente, l’uso di uno pseudonimo ha un innegabile fascino d’antan. Permette di muoversi nel mondo come novelli Samuel Langhorne Clemens e lanciare strali o fini ironie a destra e a manca. Rimane sempre il dubbio se chi si nasconde dietro al nome d’arte voglia proteggersi o aspetti ansioso di venire svelato; se quel che dice celato dal nom de plume sia un innocente divertissment o il suo pensiero più vero.

Nell’uso del proprio vero nome, si pone invece il problema del rapporto tra pubblico e privato, tra l’immagine di noi che si costruisce sul web e le esigenze di una vita reale. Anche senza essere persone pubbliche, di fatto credo si debba partire dal presupposto che tutto ciò che va in rete sia di pubblico dominio, senza riporre alcuna fiducia nei supposti criteri di privacy che i siti millantano. E allora tocca chiedersi quale sia la parte di noi che va protetta, non per timore ma per sano pudore. Io, che forse ho un animo un po’ esibizionista, tendo a spostare sempre più questo confine. Mi diverte chiedermi fino a dove potrei spingermi senza compromettere l’ecquilibrio della mia esistenza reale. In effetti quando incontro qualche conoscente o collega e scopro che è un lettore del Paolone, mi viene un brivido dritto sulla schiena e, come in un flashback a la Orson Welles, mi rivedo tutti i post pensando se contenevano qualche cosa che, ai suoi occhi, risulterebbe inopportuno. Inspiegabilmente, è una sensazione piacevole. Ma qui temo che si entri nella sfera delle patologie, perlomeno borderline.

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Poi ci sono i casi più complessi, i Nicolas Bourbaki e i Luther Blissett autori collettivi, o i Serpica Naro autori inesistenti. Ma questa è un’altra storia che magari racconteremo.

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A scanso di equivoci, questo sono io su: Facebook, Twitter, Flickr, Last.fm, anobii, Google+, LinkedIn e perfino Pinterest (neo-iscritto). Ci sono, credo, anche su altri siti, ma al momento non me li ricordo…

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