La creatività ai tempi della pandemia

Questo gioco è troppo difficile. Per chi non lo sa, bisogna scegliere una categoria di gioco e il livello di difficoltà (io ho scelto categoria linguistico e livello di difficoltà 3, nella norma ecco), ma anche se provate a prendere tutti i power-up i boss rimangono troppo difficili. Io sono arrivato a un boss particolare, si chiama Francese e combattendolo 2 volte ho preso sempre 5 stelle su 10. Se non siete bravi in questi tipi di giochi NON SCARICATE, perderete solo tempo.

Marco Matarazzi, Recensione a Meet, Google Play Store, 2020.

Quando, a marzo scorso, abbiamo dovuto inventarci una vita in remoto – chiusi nelle nostre case a lavorare, andare a scuola, fare aperitivi, corsi di musica e ballo, piccole feste e ritrovi di famiglia – e, per farlo, abbiamo scoperto un mondo di Zoom, Teams, Webex, Go-To-Meeting e così via, non avremmo potuto immaginare fino a dove saremmo arrivati. Nel forzoso entusiasmo per collegamenti inimmaginabili pochi mesi prima, tra sfondi immaginifici e io-ti-sento-tu-mi-senti, per molti un certo Meet è passato inosservato, nonostante fosse figlio di genitori assai ingombranti. Ma poi Google si è attrezzato e ha aggredito il mercato delle scuole, e in questo autunno che purtroppo ci vede ancora spesso confinati, i nostri ragazzi hanno scoperto le lezioni sulla piattaforma del gigante di Mountain View. E così tirano avanti, tra appelli e accendete-le-telecamere, mal di schiena e la wi-fi che non va, verifiche e interrogazioni.

E poi, all’improvviso: il genio.

Provate ad andare sul Play Store di Google e cercate l’applicazione Meet. Poi scendete con lo sguardo alla lunga colonna di recensioni. Nonostante un voto medio abbastanza alto, vedrete molti commenti recenti con una o due stelle. Leggeteli.

I ragazzi si sono messi a recensire l’App come se fosse un gioco, descrivendo le loro quotidiane peripezie da Didattica a Distanza con il linguaggio dei gamers. I professori sono i boss, ovvero i cattivi più forti. Le skin sono l’aspetto dei compagni, accusati di una noiosa sciatteria. E poi ci sono gli impostori come su Among Us, i bigliettini che ti boostano, gli skip come le nostre vecchie “giustifiche”. Le ore che si susseguono tra sbadigli e piccoli rischi sono come i livelli di un gioco senza fine e le interrogazioni e le verifiche sono task impossibili da superare. Ma la realtà è lì, per essere ri-raccontata, ri-disegnata, sbeffeggiata.

Perché la fantasia di un ragazzo non la rinchiude nemmeno una pandemia.

Un ringraziamento al Michi per avermi aiutato a districarmi nel linguaggio per me incomprensibile dei ragazzini tecnologici.

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