In una delle molte chat che affollano il mio whatsapp di sofferenze pre-elettorali, parlando dei tanti conoscenti che stanno ipotizzando di non votare, un’amica – generosa e disinteressata militante, di quelle che si fanno i mercati con i volantini anche quando sai che perderai, anche nei quartieri di destra, anche quando piove – mi ha scritto questo.
“La politica è uno spazio di rappresentanza. Siccome il mio pensiero è collocato saldamente nell’ambito democratico-progressista, io faccio quanto mi è possibile perché questo spazio abbia la maggior rappresentanza. Se oggi in quello spazio c’è un candidato che non amo, non è un buon motivo per ridurlo. Se non voto, quello spazio verrà occupato da un altro pensiero distante dal mio, è matematico… I seggi al parlamento li occupano tutti, non rimangono vuoti. Le persone forse si immaginano così: che il seggio rimanga vuoto a simboleggiare il non voto, la loro protesta. Ma non è così: quel seggio sarà occupato da altri, probabilmente da un fascista.”
È un pensiero semplice e chiaro, senza sottotesti moraleggianti. Certo, in qualche misura rimane nella dimensione del “voto utile” che molti comprensibilmente non ritengono (piú) praticabile, ma a me – forse anche in ragione della credibilità di chi lo esprimeva – ha colpito molto, e quindi ho pensato di condividerlo.