Il recente compleanno palindromico di un vecchio amico (e non di un amico vecchio) mi ha fatto ricordare un gioco che facevamo in studio qualche tempo fa. Era semplice e divertente e consisteva nello scoprire le personalità nascoste in ognuno di noi, anagrammando il nome.

C’era, per esempio, Olemano il Pazzo, condottiero minore longobardo figlio di Mazimane Il Rozzo e Fecistima L’Amata.

C’era poi Ozo “La Mina” Lopez, pirotecnico torero ispano-boemo, noto anche per il suo considerevole attributo virile, detto “lo pilone” o “mazza”. Un di lui parente, dopo un viaggio a Casablanca, si era trovato nell’imbarazzante stato di Zia Manolo Lopez.

E come dimenticare Noe “Zazà” Pomillo, investigatore ebreo-ragusano dalla strana camminata a gambe aperte, o Zollo “pane azimo”, panificatore kosher beneventano?

E poi Ale “Il Manzo” Pozo, noto tamarro valenciano, Emillo “ano pazzo”, tizio ispanico dalle evidenti inclinazioni, Pina “malo olezzo”, prostituta di bassa lega poco avezza all’igiene personale, Ezio “molla” Ponza, saltatore olimpionico di Anagni, “Animale” Lo Pozzo, incitatore degli Ultrà palermitani dai modi un po’ rudi, Apollo “mai nozze”, playboy greco di grande bellezza e scarsa serietà e Leo “pinolo” Mazza, indegno parente del compagno e maestro di questi giochi nei tempi che furono.

Si potrebbe dire che non avevamo molto da fare, o forse avevamo più energie. In ogni caso ci si divertiva parecchio

Il pozzo e la mano

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