Oggi mi è successa una cosa davvero strana.
Ero in motorino, fermo a un semaforo di corso Sempione – l’ultimo, prima della zona pedonale – quando una signora che stava questionando con uno che voleva lavarle il vetro è avanzata di qualche metro, salendomi sul piede con la ruota anteriore destra della sua piccola BMW. Io ho cacciato un urlo, forse più di spavento che di dolore. Mentre lei mi guardava visibilmente costernata, il passeggero – marito, compagno, amante, fratello, amico, collega o semplice conoscente che fosse – ha abbassato il finestrino per abbozzare qualche vaga scusa. Dato che, nel frattempo, era scattato il verde, ho proposto che accostassero dopo il semaforo. A questo punto il tizio ha iniziato a insultarmi con una tale veemenza che sembrava io fossi l’offendente e non l’offeso. Ero talmente basito dall’assurdità della situazione che ho lasciato che se ne andassero senza lamentarmi oltre.
Di questa esperienza mi rimane: tre dita del piede sinistro un po’ bluette, la foto della targa della schiacciapiedi, la sensazione che il nostro mondo sia un po’ allo sbando e un profondo dispiacere per la signora che deve accompagnarsi con uno stronzo di tal fatta.