Da quello che abbiamo potuto comprendere, le popolazioni che abitavano la fascia pedemontana della Pianura Padana adoravano diverse divinità, ciascuna dedicata a vegliare su specifici aspetti della vita quotidiana.
Riteniamo in particolare che in questo pantheon fosse presente un dio preposto a proteggere i viandanti e, più in generale, a vegliare sui viaggi. A tale divinità venivano dedicati appositi manufatti votivi, realizzati per l’appunto lungo le principali vie di passaggio: si trattava di grandi tumuli circolari normalmente di 8 – 10 metri di diametro, anche se non mancano casi di realizzazioni assai più grandi.
La porzione di terreno perimetrata da questi grandi cerchi veniva solitamente sistemata a verde, anche se non mancano versioni con rivestimento lapideo, cementizio o bituminoso. Spesso, a corona o al centro del tumulo, erano collocate grandi lampade votive, in taluni casi di dimensioni notevolissime. Non di rado sui tumuli erano anche collocate grandi sculture, il cui soggetto risulta purtroppo a noi oggi quasi sempre incomprensibile.
Oltre all’uso quotidiano per la preghiera dei viandanti, pare che i più importanti tra questi fossero anche luogo di celebrazioni di eventi particolari, quale il prevalere della propria comunità sulle comunità rivali in giochi o competizioni: in queste occasioni speciali sembra che gli abitanti usassero darsi convegno presso alcuni di questi luoghi, dedicandosi poi a compiere un percorso rituale circolare, girando più e più volte – anche a gran velocità – intorno al tumulo prescelto, spesso emettendo particolari suoni cacofonici con primitivi strumenti detti “clacson”.
Nel tempo, la realizzazione di questi oggetti divenne ragione di vanto e di competizione tra le diverse comunità: i capi tribù, detti “sindaci”, spesso coadiuvati dalle figure chiave dell’”asesore” e del “tennico”, cui erano attribuiti poteri magici e taumaturgici, si impegnavano nell’individuare sempre nuove localizzazioni e nel convincere possidenti e personalità a finanziare, a volte fianco con le proprie ricchezze private, la realizzazione e la manutenzione di questi grandi manufatti. Nell’epoca d’oro della Società Pedemontana, questi manufatti proliferarono al punto che i tragitti per raggiungere le diverse località venivano notevolmente incrementati dalla necessità di circumnavigare i tumuli votivi.
Questa pratica, come molte altre proprie di quei popoli remoti e primitivi, può sembrarci oggi bizzarra e incomprensibile, ma è importante guardare con curiosità e con indulgenza alle usanze di popoli costretti a vivere in condizioni così difficili e barbare.