I libri del 2019

Anche se dubito che nessuno lo aspetti con particolare ansia, ecco il mio rituale post sui libri letti nell’anno che si sta per concludere.

Iniziamo da due nuove scoperte: Daniel Kehlmann con Il re, il cuoco e il buffone e La misura del mondo e Romain Gary (siano benedetti gli amici che elargiscono consigli su Facebook) con quel maledetto capolavoro di La vita davanti a sé e poi con Biglietto scaduto e Addio Gary Cooper… È bello sapere che ancora così tante sorprese ci aspettano là fuori.

Poi alcune passioni che ormai durano da tempo: Colum McCann con Tredici modi di guardare, Wu Ming con l’incredibile Proletkult e Paul Auster con Sunset park che mi era rimasto in arretrato. Alessandro Robecchi e la nostra Milano sono sempre un piacere, anche al netto di qualche schematizzazione ideologica sui I tempi nuovi della città. In sintonia con il filone critico ai cambiamenti del panorama urbano il graditissimo ritorno di Sandrone Dazieri con La danza del Gorilla. Un Andrea Camilleri minore, Il cuoco dell’Alcyon, ha accompagnato il saluto a uno scrittore che ho molto amato e goduto in questi anni: in un momento di nostalgia e per meglio accomiatarmi, ho ripescato l’intervista Andrea Camilleri incontra Manuel Vázquez Montalbán pubblicata da Skirà riprendendo la conversazione tenutasi a una delle prime edizioni del Festival di letteratura di Mantova (e io c’ero!). In autunno ho letto anche due Gianrico CarofiglioLa versione di Fenoglio e La misura del tempo – piacevoli anche se dell’avvocato barese ho letto di meglio.

Abbastanza impressionante il memoir di Tara Westover L’Educazione, più leggero La canzone del ritorno di David Trueba (tradotto dall’immancabile Pino Cacucci), che mi ha aiutato a prepararmi al viaggetto in Tierra de Campos. Un’esperienza incredibile e fulminante è stato il primo capitolo – ricomparso nella nuova edizione – de Il dio di Roserio di Giovanni Testori. Decisamente più lento e riflessivo il corposo e appassionante Lonesome Dove di Larry McMurtry, che mi ha permesso una passeggiata in un genere, il western, che frequento poco e ogni volta mi stupisce. Altro mattoncione Il confine di Don Winslow, che chiude alla grande la trilogia sui cartelli della droga e che ha anticipato di qualche mese l’arrivo anche in italia dello scandalo del Fentanyl.

Due libri un po’ anomali sono stati un piacevole e inaspettato, pescato non so bene dove, La follia Mazzarino di Michel Bussi, adatto forse anche a lettori più giovani, e un ottimo consiglio della mia mamma Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani di Fabio Geda che, con i dovuti distinguo, mi ha ricordato in alcuni felici passaggi il Romain Gary di cui sopra.

A conclusione di questo anno purtroppo difficile uno struggente La simmetria dei desideri di Eshkol Nevo, uno strano ma interessante La parata di Dave Eggers, un dimenticabilissimo Una posizione scomoda di Francesco Muzzopappa e l’appassionante diario di una delle grandi scoperte del secolo: La doppia elica di James D. Watson, che avevo comprato per mio padre e mi sono, ahimé, letto io.

Circa 8.000 pagine, due dozzine di libri. Un po’ di ore rubate al sonno e alla famiglia — più raramente al lavoro. Anche quest’anno ho letto meno di quanto avrei voluto, ma anche quest’anno i libri sono stati un insostituibile aiuto a tirare avanti…

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