Club Equitalia

Ci sono molte cose di cui potrei parlarvi oggi. Potrei parlarvi ancora un po’ di città, argomento su cui mi sto esercitando molto ultimamente, ma direi che se siete tra i pochi sopravvissuti al lungo e noioso post di settimana scorsa meritate una pausa. Potrei parlarvi di M^C^O, che mi sembra una cosa molto interessante, ma non sono ancora riuscito ad andarci e, nonostante le apparenze, il Paolone è un reporter serio e non parla per sentito dire. Oppure potrei parlarvi di Arduino, ultima mania del sottoscritto che sta contagiando il suo diretto intorno, ma svelerei segreti industriali della massima importanza. E invece, giusto per cavalcare un argomento à la page, vi parlerò di tasse. Ma, come sempre, la prenderò un po’ alla lontana.

Ora, dovete sapere che la mia figlia maggiore, l’anno prossimo andrà alla scuola Lementare (come dice suo fratello). La famiglia Paolone gode dell’innegabile privilegio di abitare in una mustersiedlung, ovvero un quartiere sperimentale realizzato ottemperando ai più alti standard di verde e servizi. A Milano? a Milano. Ha ormai quasi sessant’anni e sta benone; si tratta, ovviamente, del Qt8 (lo conoscete, no?)

In quanto abitanti di tale idilliaca realtà, abbiamo potuto frequentare due splendidi asili: uno privato, quando finimmo fuori-lista, gestito da una benemerita fondazione e ospitato in un edificio elegante e raffinato; e poi un asilo pubblico bello e ben gestito, dove alcune supereroine (com’è il femminile di supereroe?) travestite da maestre si occupano dei nostri figli. Ora ci tocca la scuola elementare.

Coerentemente con il quartiere, anche la scuola elementare che ci attende è un edificio di grande qualità, progettato da Arrigo Arrighetti e ricco di spazi inattesi e suggestivi, all’interno come all’esterno. L’edificio potrebbe essere la mecca dei (molti) feticisti dell’architettura minore del dopoguerra, essendo rimasto pressoché immutato da allora (per intenderci, credo che perfino i sanitari siano quelli originali, a voi decidere se sia un bene o un male…).

In vista del fatidico settembre in cui mia figlia entrerà a pieno titolo nel gorgo infinito della formazione (durato, per suo padre, tra scuole, università e dottorati, più di vent’anni), si susseguono riunioni, feste, incontri e altri riti di avvicinamento. Oltre alle legittime e prevedibili preoccupazioni didattiche, il tema principale sembrerebbe essere la cassa. Dopo un iniziale stupore, ho scoperto che la scuola pubblica sarebbe anche gratuita, ma se non si contribuisce in qualche modo alla cassa, non solo la struttura, ma anche tutte le attrezzature, tornerebbero agli anni Cinquanta. (Proprio in seguito a uno di quattro incontri mi misi, come al solito, a smanettare sul web scoprendo il mitico Johnny Chung Lee, di cui vi ho già parlato.)

E così, la vita dei genitori più attivi è dedita all’organizzazione di qualsiasi iniziativa permetta di raggranellare un po’ di contanti per un fondo acquisti dedicato alla scuola. Si fanno corsi pomeridiani, pesce di beneficenza, collane e gioielli, concerti e marce. Domenica, per esempio, una marcia con tanto di banda (gli irrinunciabili Nema Problema orkestar) si concludeva in una grande festa nel giardino della scuola. Dio, o chi per lui, mosso a pietà dalla buona fede degli organizzatori, ha beffato i meteorologi tutti e ci ha anche regalato una mattinata di sole.

Arrivato con la Luisa alla festa, ci siamo ahimè imbattuti subito nel tavolo del truccabimbi. Abbiamo quindi passato i primi quaranta minuti di festa in coda. Alla fine abbiamo rimediato un bellissimo trucco fucsia e rosa con brillantini (e Luisa entusiasta) dietro versamento di una offerta libera alla scuola. Ho notato che la mia (e di altri) interpretazione di “offerta libera” è risultata essere di circa dieci volte superiore a quella di altri partecipanti. A me (e ad altri) è sembrato giusto e nessuno si è lamentato. Ognuno si sentiva felice di contribuire, per quanto poteva, al nobile intento di non far crollare (più o meno letteralmente) la scuola.

La morale di questa storia mi sembra evidente: se tutti pagassero le tasse (e i soldi pubblici fossero spesi meglio), la scuola pubblica dei nostri figli avrebbe ciò di cui ha bisogno. Siccome ciò non avviene, si organizza una festa dove una mamma volontaria trucca una bambina da farfalla ottenendo così che il padre versi volontariamente un obolo alla cassa della scuola. Che la soluzione ai guai di Equitalia sia assumere, nei mesi invernali, gli animatori lasciati a casa dal Club Med?

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