I miei primi Cinquant’anni

Ieri sera in quel di BEMaa abbiamo fatto una piccola festicciola per i miei cinquant’anni. Sono passati tanti amici e mi sono sentito davvero molto fortunato. Se il Negroamaro Rosato della cantina (naturalmente cooperativa) Vecchia Torre non fosse di così facile beva, se non avessi avuto sulle spalle tre giorni in Langa con gli amici […]

Il Marzio, la Rolleicord e la Valle Imagna

Verso la fine degli anni Sessanta, non so bene l’anno preciso, mio padre Marzio ha comprato una Rolleicord Vb. Questa fotocamera medio formato, prodotta dalla compagnia tedesca Franke & Heidecke (nota come Rollei), era la versione entry level della più blasonata Rolleiflex TLR usata da molti fotografi famosi.

Come la sorella maggiore, era una macchina fotografica bi-ottica, era cioè dotata di due obiettivi: uno dei due obiettivi era utilizzato per scattare la foto, mentre l’altro serviva per la messa a fuoco e la composizione dell’immagine nel caratteristico mirino a pozzetto, dove ti toccava inquadrare vedendo il mondo al contrario (passi per il sotto-sopra, ma il destra-sinistra era veramente un casino). Utilizzava pellicole formato 120, con cui produceva immagini quadrate con negativo 6 x 6 cm. La messa a fuoco era naturalmente manuale, e lo era anche la regolazione di tempo e diaframma, che dovevi calcolare dopo aver misurato la luce con un esposimetro esterno.

Fare le foto era quindi un processo abbastanza macchinoso, ma – grazie alle ottime ottiche e al gigantesco negativo – i risultati erano di grande soddisfazione.

Molti anni dopo durante la mia adolescenza, al netto dei non sempre facili rapporti padre-figlio in quella stagione della vita, con questa macchina ho imparato da lui il poco che so di fotografia: forse per questo oggi che da amatore scatto tantissime foto – anche se soprattutto con il telefono – sono affezionato alle inquadrature molto composte e, soprattutto, al formato quadrato.

Non credo Marzio avesse vere ambizioni da fotografo, e infatti non lo diventò (a differenza di suo cugino Marco, che scatta ancora oggi foto meravigliose). D’altronde non diventò nemmeno architetto, a discapito dei suoi studi, ed ebbe invece una lunga e soddisfacente carriera da fedele civil servant, prima in Regione Lombardia e poi in una in house (come si direbbe oggi).

Mio padre non c’è più, ci ha lasciato ormai cinque anni fa, davvero troppo presto. Frugando tra le sue cose, in cerca di tutt’altro, ho trovato un consistente archivio di foto, in parte già digitalizzate da lui, e comunque tutte molto ordinate. Sono soprattutto fotografie della sua amata Valle Imagna: architettura vernacolare, attrezzi, qualche persona. E poi qualche rara foto degli affetti più cari e qualche ancor più raro esperimento artisticheggiante.

Ho pensato valesse la pena raccogliere queste foto e condividerle, vedi mai qualcuno fosse interessato… lo farò su questo account Instagram, magari segnalandovi di quando in quando anche qui su Facebook quello che ho caricato.

Abitare elementare

Alejandro Aravena è da poco docente del Politecnico di Milano. Alcuni giorni fa, grazie all’invito di Massimo Bricocoli e di Matteo Poli – ho avuto il privilegio di partecipare ai lavori del Laboratorio ELEMENTAL. Per il Workshop, Aravena ha scelto il tema della crisi abitativa delle nostre città e del costo insostenibile degli alloggi. Per arricchire il dibattito, ha chiesto di invitare una serie di personalità che fossero a vario titolo utili a costruire una visione complessiva del problema, tra queste il sottoscritto.
Un po’ perché toccava argomentare in inglese, un po’ per l’impressione di trovarsi a discutere con un Pritzker, e molto per rispetto degli studenti, nei giorni precedenti avevo buttato giù qualche appunto. Lo riporto qui, nel caso interessasse a qualcuno.

Memorie e Smemorande

Leggo che Smemoranda, società editrice dell’omonima agenda, è ormai fallita e che nessuno è interessato a quel marchio: l’asta che il 20 gennaio scorso avrebbe dovuto indicare la strada della rinascita è andata deserta, nonostante l’agenda continuasse ad avere successo e si fosse piazzata all’ottavo posto della particolare classifica Feltrinelli relativa alle agende e rubriche […]

I libri del 2023

Eccomi anche quest’anno a raccontarvi i libri che ho letto, sapendo che per alcuni di voi è un appuntamento atteso e gradito e non potendo dunque tradire una così gratificante aspettativa. A questa tradizione, se n’è ormai aggiunta un’altra, che è quella di iniziare il post lamentandomi di quanto poco riesco a leggere… beh, quest’anno […]

Di licei, di Doc Hutson e del sergente maggiore Hartman

Riflessione amara, dettata dalla pancia, di cui quindi quasi certamente mi pentirò. Ma scrivere mi aiuta sempre a farmi passare le arrabbiature.

Come padre che a suo tempo fu uno studente liceale discontinuo e svogliato, osservo con ammirazione mio figlio che è invece inspiegabilmente uno studente giudizioso e dagli ottimi risultati. Non meno ammiro mia figlia, che ha superato l’impatto devastante della pandemia sulla sua vita adolescente con una “sbandata controllata” tipo Doc Hudson sul circuito di terra di Radiator Springs.

Al contempo osservo con sconcerto i docenti (forse non tutti, ma purtroppo molti) demolire la motivazione dei ragazzi e la loro fiducia nelle istituzioni, esercitando potere discrezionale per il gusto di farlo e severità a caso che neanche il sergente maggiore Hartman nelle sue vette più alte.

Chissà perché fanno così. Forse si sentono depositari del dovere di preservare una supposta cultura alta dallo sfacelo della modernizzazione e della massificazione. Forse pensano che solo a legnate (metaforiche) si possa formare la classe dirigente di domani (che però, se andiamo avanti così, al massimo avrà da dirigere il traffico, ma questa è un’altra storia). Forse riversano sui malcapitati studenti frustrazioni professionali e finanche personali.

O forse hanno ragione e faranno dei miei figli persone migliori e sono io a non capire niente. Chissà.

Intanto, naturalmente, con i figli (che tanto non leggono Facebook, che è roba da boomer) tengo il punto e difendo la scuola sempre e comunque. In questo aiuta, per fortuna, qualche docente straordinario che ancora sa far innamorare i ragazzi del sapere. Ma, credetemi, il dubbio che stiamo sbagliando molto, se non tutto, mi rimane.

A seguito di questo piccolo sfogo pubblicato su Facebook, si è sviluppata una interessante discussione con la comunità dei miei amici più o meno virtuali. Posizioni anche diverse sulle possibili (o anche solo auspicabili) soluzioni, ma unanime mesta presa d’atto della situazione attuale. A proposito: sarà anche una bolla, ma è la mia bolla e le voglio molto bene.

La storia all’asta

Italia, 1948. La guerra è finita, il referendum del ’46 ha visto vincere di misura la Repubblica e il primo gennaio è entrata in vigore la Costituzione. Il 18 aprile si sono tenute le prime elezioni politiche della Repubblica Italiana, il paese è diviso ma forse al contempo unito come non è mai stato e […]

Due anni in dieci minuti

Gli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri di Torino hanno deciso di festeggiare in grande, alla Sala delle Fucine delle OGR, il centenario della loro fondazione. E hanno deciso di invitare, per un breve intervento, anche il sottoscritto, chiedendomi di parlare di quello che stiamo facendo per costruire la Torino di domani. Non è facile […]

C’è ancora domani

Ieri siamo andati a vedere C’è ancora domani. Detto francamente, per quanto mi piaccia andare al cinema e per quanto ci siano pellicole che amo molto, non sono un cinefilo e non ho competenze e finezza per esprimere un giudizio fondato. In effetti, potrei chiuderla facile dicendo la semplice verità: mi è piaciuto moltissimo. Provo […]

Macerie

In occasione dell’anniversario della legge del 1923 che regolamentò la professione di architetto, l’Ordine degli Architetti di Milano e la sua Fondazione hanno organizzato un programma di iniziative incentrate sui 100 anni di professione e sui 100 anni di architettura. Un programma di 10 eventi, dedicati ognuno a un decennio, costituiscono durante il 2023 un […]

Keine Landsknechte

Arrivare a Villach in treno è un viaggio lungo e periglioso. La cosa potrebbe parere strana, visto che il nodo di Villach riveste un ruolo rilevante nella rete ferroviaria europea, ma questo riguarda principalmente le merci e non i passeggeri: i treni passeggeri che collegano le città dell’Austria in Carinzia e Stiria, fino a Vienna, […]

Architettura e vita

Nel 1995 ero uno studente al terz’anno di architettura confuso, appassionato, ingenuo e, con il senno di poi, forse intellettualmente un po’ arrogante. Non ricordo su consiglio di chi, scelsi di frequentare il laboratorio di progettazione urbanistica di Giancarlo Consonni. Fu un laboratorio molto diverso da quello che mi aspettavo, in parte spiazzante. Mi divertii molto e ne uscii con un ottimo voto, anche se ancora oggi nutro parecchi dubbi sugli esiti progettuali di quell’anno di lavoro. La parte più incredibile fu però la prima parte del corso, dedicata a un’analisi straordinariamente approfondita e complessa della città su cui avremmo poi dovuto intervenire. Per costruire quell’analisi fummo letteralmente sepolti da una strumentazione culturale (e relativa bibliografia) che con il tempo ho compreso essere una delle pietre angolari della mia cultura urbana e del mio pensiero sulla città.

Uno degli autori che ebbi il piacere di scoprire in quel corso fu Marc Augé, che se n’è andato ieri a 87 anni. Cominciai da Un etnologo in metro, uscito qualche anno prima per i tipi di Eléuthera (editore che imparai ad amare), poi i Nonluoghi (analisi brillante che produsse un neologismo tanto geniale quanto abusato e frainteso) e via via altri testi che ho poi letto nel tempo. Un pensatore straordinario cui devo molto, ma che soprattutto mi ha insegnato a guardare la vita quotidiana della città con occhi nuovi, più lucidi e appassionati.

Chiavarucci (o della felicità)

Io e il Michi. Una passeggiata lungo il mare. Poi, ai tavolini al sole del bar in piazza: il chiacchiericcio della gente, le tazzine del caffè che tintinnano, lo struscio sul carruggio principale, il mercato dietro di noi – pomodori e profumo di basilico, un musicista di strada che suona Só Danço Samba con la tromba e, più lontano, il suono delle campane, un buon caffè e un bicchiere d’acqua ghiacciata, la leggera brezza marina che accarezza la pelle e scompiglia i capelli della gente che passa. La nostra idea di felicità.

Turismo esistenziale

Quando si è, come un po’ sono io, irrequieti e forse anche incostanti, o magari solo incapaci di non cogliere le sfide che la vita ci presenta, capita che la vita stessa ci porti in luoghi sempre nuovi. Questo ci consegna il privilegio di un’attività che amo tantissimo: tornare a fare turismo nelle vite che […]

The dark side of NoLo

Da quando, a Natale, moglie e figli mi hanno regalato il Dr. Swamp, seguo la T-Rex su Instagram. Oggi, mentre attraversavo NoLo a piedi, reduce da una piacevole visita alla giornata inaugurale di Cara Casa (vedi post precedente), mi è comparsa tra le stories la presentazione al NAMM della grande novità della casa danese di effetti artigianali per chitarra: una accurata riproduzione del Binson Echorec, l’incredibile delay a testine magnetiche e tamburo rotante che ha reso possibili i suoni, tra gli altri, dei Pink Floyd.

Ero, dicevo, in via Padova, più o meno all’altezza del civico 39, dove l’ingegner Bonfiglio Bini ha inventato e prodotto per la sua Binson, oltre a molte altre cose, proprio l’Echorec.

Un caso? Non credo.

Il gusto di farlo

E, soprattutto, perché portare avanti questo sforzo? Per nessuna ragione in particolare, direi. La ragione c’entra poco. Si tratta di agire per il gusto di farlo, per essere all’altezza del nostro tempo.

Cristina Bianchetti

Così una folgorante Cristina Bianchetti nel bel libro di Laura Montedoro e Michelangelo Russo, letta nel tempo regalato da un provvidenziale guasto sulla linea Milano – Torino. E ti scopri ancora capace (per fortuna) di saltare sulla sedia (o sul sedile) durante la lettura di un saggio accademico sull’urbanistica oggi.

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