Ma a voi, i matti, per strada, cosa vi dicono? No, perché, stamattina, mentre attraversavo il QT8, mi ha fermato un tizio veramente male in arnese e, biascicando, mi ha detto: “perché la cosa speciale di questo quartiere, è che c’è un sacco di verde!”
Alla mattina (in lockdown)
Alla mattina, subito dopo colazione, io e il Michi ci facciamo una corsetta. È piacevole, perché c’è sempre bel tempo e poi lungo la strada incontriamo Andrea, Gabriella, il Lele, un po’ di compagni di scuola del Michi e certe volte persino la Nonna. Corriamo per i prati, attraversiamo il ponte, passiamo tra i palazzi e poi saliamo in cima alla collina. In vetta ci aspetta la nostra carinissima personal-trainer che ci fa fare allunghi, v-up e un sacco di altri esercizi. Poi entriamo in un affollatissimo teatro, saliamo sul palco con tanti amici e facciamo una divertentissima sessione di step.
Poi spegniamo la Wii, ci facciamo una doccia, ci vestiamo e ci sediamo alle nostre rispettive postazioni telematiche.
Quotidiano amore
Alla mattina ho alcuni percorsi tipici, a seconda che faccia o meno compagnia alla Lu andando a scuola, a seconda che vada in studio, all’Ordine, da un cliente o in qualche altro dei luoghi dove più frequentemente vado di prima mattina.
Il più delle volte vado a piedi con la Lu fino alla fermata della Lilla e scendo in metro sempre dalla stessa scala. Sempre alla stessa ora. E tutte le volte ci sono, fermi davanti alla scala che scende, un signore con un Labrador color champagne e una signora con i capelli color semafororosso. Si guardano negli occhi, chiacchierano fitto fitto e si sbaciucchiano come adolescenti. Non posso resistere e mi chiedo: chissà che storia c’è dietro.
La prima volta che li ho notati ho pensato fosse un’occasione speciale: una partenza, una vittoria, una sconfitta scampata. Poi ho pensato fosse un periodo felice, o difficile. Ma invece no, era solo quotidiano amore. E già mi cambia l’umore.
Giacomo
Caro Giacomo, esponente caricaturale di età indefinita della decadenza dei costumi occidentali, tu che mandi la tua dittatoriale madre, elegante e giovanile ma con stampella (un crociato lasciato a Curma?) a portare in tintoria i tuoi quattro completi blu-fund-manager la domenica mattina – Che siano pronti per sera (non potrai mica gestire la fondamentale acquisizione in boxer e calzini di filo-di-Scozia)! Attenzione: la pinzi nell’asola, non sull’etichetta! E il bigliettino giallo, che se no non me li fate per stasera!
Giacomo caro, io non so se tu sia più vittima o più carnefice, non so se disprezzarti o compatirti. Ma se dovessi rincontrare tuo padre, magari non in coda alla cassa della tintoria e senza tua madre, gli offrirò un whisky doppio, di quelli buoni, e forti. Per ora ho offerto il sorriso più sincero che avevo alla paziente tintora dell’Est.
Milano è una città strana.
Milano è una città strana. È la città dove è più cara la stanza in un hotel cinque stelle con vista ma i mezzi costano poco, dove il taxi è un lusso, dove il cinema non costa troppo e le palestre sono care, dove si può mangiare fuori ma bisogna stare attenti. Ma soprattutto, è […]
Tornando a casa la sera
Se tornando a casa dall’Ordine a tarda ora dopo una bellissima serata di idee, progetti, sogni, ambizioni e buoni amici vecchi e nuovi, con Jack Johnson nelle orecchie perché se no non ci sarebbero possibilità di trovare le energie necessarie a pedalare fino a oltre la Circonvallazione, mentre sfrecci lungo la strada pedonale del QT8 ripensando alla prodigiosa scena di questo pomeriggio quando il figlio novenne, perso il filo della propria parte nella recita scolastica, non ha però perso né l’animo né il controllo della situazione e ha inspiegabilmente portato il pubblico a un immeritato (o meritatissimo) applauso a scena aperta dimostrando una innata capacità di gestire le situazioni di crisi che francamente gli invidi parecchio, incroci all’improvviso due signori, anche loro in bicicletta, che – almeno dal colore della pelle – si direbbe possano essere venuti da molto lontano, o forse solo da Lampugnano, e uno dei due signori ha sulle spalle un paio di vecchi sci di quelli da due metri e zero cinque e attacco Tyrolia e ti sorride con stanchezza e allegria come se fosse tutto normale, allora pensi che forse ci si può ancora stupire. Buona notte e a domani.
Greta e Vanessa
Io non so molto, di questa storia di Greta e Vanessa. Non so se Greta e Vanessa siano state ingenue, imprudenti, avventate, incoscenti, superficiali. Forse. O forse solo generose. Non so se il loro aiuto avesse scelto una parte, e se la parte fosse quella giusta. Ammesso che sia chiaro quale sia, quella giusta. Non so cosa sia stato fatto per liberarle. Spero tutto il possibile.
Quello che mi sorprende è la virulenza degli insulti che hanno trovato ad accoglierle al loro rientro. Soprattutto il vocabolario con cui questi insulti sono costruiti. Mi sorprende scoprire che per i sallusti e per i giornali “suffragetta” sia un insulto. Come se, a settant’anni dal 1945, il voto alle donne fosse ancora un imbarazzante incidente di percorso, una bizzarria da democratici impenitenti. Mi sorprende scoprire che per i gasparri il tutto si risolva in una questione di letto. Come se l’unico vero timore è che questi barbari siano più dotati di noi (si, proprio in quel senso). Mi sorprende scoprire masse di dietrologi che svelano i rapporti di Greta e Vanessa con la CIA, il Mossad, i Templari, i Rosacroce, l’ISIS, Iside e il regno di Atlantide.
O, forse, non mi sorprende affatto.
Luoghi di culto
Si, si, signora mia, proprio qui vicino a casa nostra! Che brutta gente… anche un sacco di stranieri. Vestiti tutti strani: con quelle sciarpe e quei cappelli. Che poi, al di là di quel che fan là dentro, fuori è tutto un commercio: baracchini per mangiare schifezze, bancarelle di carabattole. Con i pullman, arrivano, altro che. Che poi io, quando parlano, non capisco niente. E se i miei bambini si ritrovano soli in mezzo a quella gente?
Capita, ad abitare vicino allo stadio…
Le donne del Nordest
Ho sempre subito il fascino delle donne del Nordest (e, con mia moglie, forse ho un po’ esagerato ad andare a Nord e a Est…). Nel mio immaginario sono donne decise, energiche, con le maniche rimboccate e il passo lungo, con i tratti duri e la erre morbida. E naturalmente belle (insomma, cosa pretendete: nell’immaginario degli uomini le donne sono sempre belle), belle di una bellezza naturale, portata con nonchalance un po’ nobile e un po’ contadina. L’immagine della Moretti che esce da questa intervista è un duro colpo a questo mito, ma confidiamo che i giornalisti, malevoli, abbiano voluto raggirarci con domande insidiose e un montaggio ingeneroso. E confidiamo, soprattutto e sempre, nelle donne del Nordest.
Litanie Mattutine
Cinque. Sono cinque: uno è lungo. Ora sei: uno lungo, uno macchia. Buongiorno signora. Sono sette: uno è lungo, uno macchia, un ristretto in tazza fredda. Ciao Amore. Un cappuccio. Sono otto: uno è lungo, uno macchia, un ristretto in tazza fredda, un cappuccio. Ecco il lungo, normale, normale, macchiato. Buona giornata. Sono quattro: uno è lungo in tazza grande. Sono cinque, uno è lungo in tazza grande, uno dec. Cazzo come piove. Ops, mi scusi signora. Sei, sono sei. Uno è lungo in tazza grande, uno dec…
Gente da Badile
Oggi diluvia, come vent’anni fa, quando le province di Cuneo, Torino, Asti e Alessandria furono colpite da una tremenda alluvione (con l’esondazione del Po, del Tanaro e di molti loro affluenti) che causò 70 vittime e 2.226 sfollati. Ancora oggi vediamo quotidianamente le conseguenze di anni di gestione scellerata del territorio, forse il bene più prezioso della nostra nazione. E non bastano (anche se aiutano) gli stivali e i badili di qualche giovane volenteroso.
Al bar dell’angolo
Stamattina mi è venuta in mente una meravigliosa canzone di Albert Pla; non sapendo scrivere niente di altrettanto bello, mi sono limitato a tradurla per voi.
Ero sulla terrazza un oscuro pomeriggio bevendomi un bicchiere, in quel bar sull’angolo della via principale; guardando volare le mosche, guardando passare la vita, guardando passare le ragazze. Che a tutte mi avvicinerei, a tutte le bacerei; però le perdo di vista perché passano di fretta.
Finito il drink, con il culo del bicchiere disegnai una silhouette. Lasciai volare la mente (mi accecò un po’ l’alcol) e, al aprire gli occhi, vidi che la silhouette sfuocata si era convertita in principessa, e eri tu.
E apparisti tu.
Io mi alzai dalla sedia e mi incamminai verso di te: posso darti un bacio, bimba? e poi mi vergognai di me; ma non seppi resistere e te lo domandai un’altra volta: posso darti un bacio, bimba, anche solo sulla guancia? E tu mi dicesti di si, mi rispondesti si, potrei alzarti la gonna e sdraiarti qui sul mio tavolo? Posso prenderti qui adesso? dimmi di si per favore. Tu buttasti per terra i bicchieri che c’erano sul tavolo, mi stringesti tra le braccia e ti si aprirono le gambe; e mi dicesti di si, forza fallo dai. E senza accorgercene noi ci abbracciammo e facemmo l’amore, in quel bar sull’angolo della via principale.
I clienti non capivano e la gente curiosava per vedere cosa facevano quei due, scopando in un bar del centro nella via principale. Alla fine venne un cameriere e richiamò l’attenzione: fuori di qui per favore! e gli rispondemmo di no e, anzi, gli chiedemmo un piccolo favore: potrebbe signor cameriere esser nostro sensale, ci sposi qui ora, ci sposi per favore.
Non dovrei farlo, però perché no… E ci sposammo proprio li, ci sposò il cameriere, offrimmo a tutti da bere. E lì, su quel tavolo, di quel bar di quella via, passammo la luna di miele, quindici giorni meravigliosi. Fu prezioso il nostro amore.
Fu prezioso il nostro amore.
Cantando in bicicletta
Memo: ricordarsi di non cantare Lou Reed quando si è fermi in bicicletta al semaforo, almeno non la parte di Candy che non perde la testa…
(confidando nel potere fonoisolante del casco dei conoscenti sopraggiunti all’improvviso e nella scarsa conoscenza dell’inglese dell’italiano medio)
Il pozzo e la mano
Il recente compleanno palindromico di un vecchio amico (e non di un amico vecchio) mi ha fatto ricordare un gioco che facevamo in studio qualche tempo fa. Era semplice e divertente e consisteva nello scoprire le personalità nascoste in ognuno di noi, anagrammando il nome.
C’era, per esempio, Olemano il Pazzo, condottiero minore longobardo figlio di Mazimane Il Rozzo e Fecistima L’Amata.
C’era poi Ozo “La Mina” Lopez, pirotecnico torero ispano-boemo, noto anche per il suo considerevole attributo virile, detto “lo pilone” o “mazza”. Un di lui parente, dopo un viaggio a Casablanca, si era trovato nell’imbarazzante stato di Zia Manolo Lopez.
E come dimenticare Noe “Zazà” Pomillo, investigatore ebreo-ragusano dalla strana camminata a gambe aperte, o Zollo “pane azimo”, panificatore kosher beneventano?
E poi Ale “Il Manzo” Pozo, noto tamarro valenciano, Emillo “ano pazzo”, tizio ispanico dalle evidenti inclinazioni, Pina “malo olezzo”, prostituta di bassa lega poco avezza all’igiene personale, Ezio “molla” Ponza, saltatore olimpionico di Anagni, “Animale” Lo Pozzo, incitatore degli Ultrà palermitani dai modi un po’ rudi, Apollo “mai nozze”, playboy greco di grande bellezza e scarsa serietà e Leo “pinolo” Mazza, indegno parente del compagno e maestro di questi giochi nei tempi che furono.
Si potrebbe dire che non avevamo molto da fare, o forse avevamo più energie. In ogni caso ci si divertiva parecchio
Il fesso con la fissa
Il fesso con la fissa punta dritto alla fossa. Il telaio blu cobalto, congegnato per la pista, sfreccia rapido sull’asfalto: è un piacere per la vista! Il copertone tubolare sul selciato fa imprecare col sellino d’altri tempi che pregiudica accoppiamenti.
Il cardigano svolazzante su maglietta aderente: abbinamenti di colore da daltonico impenitente.L’occhio pesto e un po’ fumoso da fruitore abituale di sostanze e di pietanze dalle dubbie conseguenze scruta da dietro agli occhiali blu, con le lenti un po’ fumè, da cantante tardo-punk, a suoi tempi demodè.
Il mozzo fisso con catena concatena i movimenti, quelli rapidi e quelli lenti. Perché mai sprecare gomma e preziosa aerodinamica per ospitar rozze ganasce che mi arrestino la cinetica? Per frenare, che ci vuole, basta smetter di pedalare. Disse il fesso con la fissa prima di capitolare…
Guarda, mamma, senza freni; guarda, mamma, senza mani; guarda, mamma, senza denti!
La mattina davanti alla scuola
La mattina davanti alla scuola si vedono cose che voi umani non potreste immaginarvi.
Genitori e figli in anticipo che ingannano il tempo, genitori e figli in ritardo forse ingannati dal tempo. Facce sveglie, facce assonnate, occhi cisposi, occhi con l’ombretto, labbra truccate, labbra di nesquick. Madri di quarant’anni che indossano gli stessi vestiti delle figlie di dieci anni. Figlie di dieci anni che indossano gli stessi vestiti delle madri di quarant’anni. Padri in completo gessato con pashmina briatoriana, padri in tuta da ginnastica, padri con i jeans a vita molto, molto bassa. Nonni con l’aria sperduta, sopraffatta. Nonne over sessanta con gli stessi vestiti delle figlie di quarant’anni, che sono poi gli stessi vestiti delle nipoti di dieci anni. Madri di molti colori, colf di colore molto diverso dal bambino che accompagnano. Madri carine, madri belle, son tutte belle le mamme del mondo, ma certe son proprio gnocche. Bambini in pantaloni corti e t-shirt accanto a bimbe con piumino-con-il-cappuccio-peloso. Padri in bicicletta con il monopattino sottobraccio, figli in monopattino e padri in affanno con il giornale sottobraccio, padri in monopattino con i figli sottobraccio. Madri al telefono, padri al telefono, figli al telefono: si parleranno tra loro? Vigili gentili che ti fanno attraversare, SUV giganteschi che non sanno dove parcheggiare. Cartelle rosa e cartelle rosse, cartelle di Hallo Kitty, cartelle delle Winx, cartelle di Cars e cartelle della nonna; cartelle piccoline e cartelle gigantesche, cartelle trolley, cartelle SUV, cartelle Bus (cartelle abbastanza grandi da contenere chi le trasporta).
Poi suona la campanella, un urlo liberatorio, e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia.
Lauree triennali in Bovisa
Qualcuno vuole per favore spiegargli la differenza tra “vestirsi eleganti per la laurea” e “partecipare al provino per il ruolo di agente immobiliare in un film di Almodóvar”? Grazie.
Qualcuno vuole per favore spiegargli la differenza tra “vestirsi eleganti per la laurea” e “agghindarsi affinché gli automobilisti notino la bella presenza durante l’esercizio della professione a bordo strada”? Grazie.
Qualcuno vuole per favore spiegargli la differenza tra “vestirsi eleganti per la laurea” e “perché mai dovrei mettermi la cravatta per questi stronzetti che si laureano, che poi quella triennale non è neanche una laurea e non ci sono più gli studenti di una volta”? Grazie.
Con ogni evidenza, sto invecchiando; e, invecchiando, inacidisco.
Dottoooore, dottoooore, dottore del…
Crisi di mezzetà
Ehi tu, simpatico cinquantenne con l’Harley-Davidson scoppiettante! Si, proprio tu. Sei sicuro che la tua crisi di mezz’età ti autorizzi a rompere le scatole a tutto il mondo con i rumorosi e puzzolenti peti meccanici del tuo destriero? Ma non potresti farti l’amante, o correre la maratona di New York, e lasciare in pace i tuoi concittadini?
Cose da dire che ti vengono in mente troppo tardi.
Bellezza in bicicletta
Da quando mi hanno fregato due biciclette in pochi giorni, sono un po’ fissato sul tema. Oggi, per esempio, mentre aspettavo al semaforo in via Farini è passata una bicicletta molto bella, che ho guardato con insistita attenzione. Non posso peraltro negare che anche la ragazza che la conduceva fosse dotata di una certa grazia. Una signora decisamente in età ha colto il mio sguardo e, con aria ammiccante, mi ha detto: “carina, vero?”. Secondo voi si riferiva alla bicicletta?