I giorni scorsi si è tenuta a Roma la Conferenza Nazionale degli Ordini.
Era un’occasione speciale per tante ragioni diverse. Prima di tutto perché era la prima volta dopo un anno (e che anno…) in cui ci incontravamo davvero, di persona, facce-sguardi-corpi-tempimorti-chiacchiere-sogni-pettegolezzi-battute-idee, senza il glaciale filtro del monitor di un computer, senza lo sterile isolamento della propria postazione di lavoro. E poi perché, dopo un faticoso periodo pre e post elettorale che ha visto le legittime divergenze scavare solchi troppo profondi e i rapporti esacerbarsi più di quanto non abbia senso, ci si trovava finalmente a parlare di futuro. In ultimo perché per tantissimi di noi era l’occasione di congedarsi (molti già non più presidenti dei propri Ordini, qualcuno come me con ancora pochi mesi di mandato davanti) dopo anni di impegno nel mondo ordinistico, e di scoprire i volti nuovi che proseguiranno il lavoro.
Torno a casa questa mattina stanchissimo, perché non è stato possibile resistere alla tentazione di recuperare tutto il tempo perduto parlando ogni sera fino molto molto tardi: scherzando, ridendo ma anche e soprattutto chiedendo, spiegando, paragonando, immaginando, forse addirittura capendo qualcosa. A un certo punto perfino ballando.
Ma soprattutto torno a casa questa mattina sereno, perché ho trovato un Consiglio Nazionale unito e propositivo, con tante idee sia nei metodi che nei contenuti. Un Consiglio guidato da un presidente che abbiamo fortemente voluto e che si sta dimostrando più che all’altezza delle nostre aspettative. Sereno perché anche i consiglieri che che abbiamo sostenuto, spesso scommettendo sull’intuito – che la conoscenza era a volte indiretta, o superficiale – non hanno tradito le aspettative. Sereno perché ho visto tante facce nuove, tanti giovani e tante colleghe (entrambe le cose non scontate, purtroppo), tanta voglia di lavorare.
I problemi che i nuovi consigli dovranno affrontare sono moltissimi, e non pochi sono anche i limiti del nostro sistema. Ma questa mattina tornando in treno sono lo stesso sereno, perché prevale la speranza e la fiducia che da tutta questa energia possa uscire qualcosa di buono.
Buon lavoro a tutti noi!
(Difficile resistere alla tentazione di menzionare qualcuno, anche se sareste mille mila… mi perderò sicuramente tantissimi, che spero saranno indulgenti: e dunque grazie Francesco, Tiziana, Gelsomina, Alessandra, Silvia, Michele, Paolo, Flavio, Massimo, Marcello che non è sui social e a tutti i consiglieri del Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori; grazie a Pier Giorgio, Andrea, Claudio, Giuseppe, Roberta che ci ha dato buca e tutti i presidenti con cui è stato un privilegio lavorare, grazie a Gianmatteo, Gian Luca, Marco e a tutte le persone di grande valore che hanno accettato di raccogliere la sfida negli ordini locali per gli anni futuri).