Lo so che adesso mi infilo in un guaio, che la materia è scivolosa, che peraltro la sanità lombarda ha ben più gravi problemi, ma voi siete i miei amici e capirete l’impellenza di condividere con voi questa osservazione forse un po’ laterale…
Qualche giorno fa ho installato l’app di Regione Lombardia per il consultare il Fascicolo Sanitario Elettronico. Scaricata in un attimo, loggato con Spid, tutto funziona perfettamente: l’apparenza di un modo civilizzato (non sapessimo nel frattempo quello che sta succedendo là fuori).
Comunque, ecco l’osservazione: come l’epoca della narrazione impone, prima di poter usare l’applicazione ti devi sciroppare una serie di schede che ne mostrano l’utilizzo nella quotidianità con disegnetti leggiadri e carini e frasi a effetto. Il signor Giovanni fa questo, la moglie Elsa quest’altro, e poi c’è il nonno Ambrogio e la zia Maria. Mancano giusto il cugino Battista, la Teresina e lo zio Barba… Di primo acchito mi ha fatto quasi tenerezza: mi sono immaginato i papaveri in cravatta verde che nelle stanze di palazzi vetrati più o meno ondulati compulsavano i loro alberi genealogici per dar nome a quelli che i service designers chiamano personas. Oppure un programmatore o una programmatrice, magari formati al prestigioso IIT di Bombay o calati da Oulu perché al cuore e al sole non si comanda, o anche solo trapiantanti da un qualsiasi altro punto cardinale del nostro paese, che nell’ansia di finire il lavoro e portare a casa il magro compenso da free-lance cercano su wikipedia l’albero degli zoccoli per ottemperare alle bizzarre richieste dei committenti.
Poi però ho pensato agli utenti dell’applicazione. Bianchi, neri e di tutte le altre sfumature che la nostra natura umana ci permette. Appena arrivati o sempre stati qui. Di prima, seconda, terza generazione. Uomini o donne, single o accoppiati, elle, gì, bì, tì, qu o più. Soggetti di quel servizio sanitario universali che è uno dei pochi vanti rimasti della nostra nazione, costretti a confrontarsi con la narrazione provinciale di una regione di moglie e mariti, di giovanni e marie di else e ambrogi. E altro non è dato.
Non sono molto preparato sul tema, e rischio di dire castronerie, ma valutando anche solo con quel minimo di buon senso e di sensibilità che chi mi ha educato mi ha lasciato in eredità, non è difficile intravedere – tra le linee apparentemente innocenti di quei disegni for dummies – la sottile violenza di chi ha un modello da imporre.