Europa di nuovo conio

Quando sono stato in Erasmus in Spagna, nel 1997, c’erano ancora le Lire e le Pesetas. Mentre qui in Italia le monete metalliche rappresentavano valori esigui (i famosi spiccioli), in Spagna la moneta aveva un ruolo importante, soprattutto il tamugnissimo Veinte Duros, mille e cinquecento lire di bronzo iberico che ti pesavano nelle tasche come un monito. Non si sapeva mai dove mettere tutta quella ferraglia: gli amici più ingegnosi si inventavano soluzioni pittoresche di dubbia efficacia ma sicuro effetto.

Quando, pochi anni dopo, fu introdotto l’Euro, ci trovammo nella stessa situazione. Ancora oggi, che l’Euro è quasi maggiorenne, non mi sono del tutto abituato e ogni volta che caccio le mani in tasca trovo cifre che in gioventù avrei considerato un capitale.

Stamattina, contemplando il gruzzoletto trovato nell’impermeabile, ho fatto caso alla nazionalità di conio delle monete: italiana, tedesca, francese, austriaca, spagnola. Pensate se l’avessero visto i nostri bisnonni, con nelle narici ancora il tanfo delle trincee (ammesso che dalla Grande Guerra il naso l’avessero riportato indietro). O i nostri nonni, che con sprezzo del buon senso durante la guerra successiva misero su le famiglie che ci hanno resi possibili. Gente che per duemila anni si è fatta la guerra che improvvisamente batte moneta insieme: da non credersi. Perché questo è, prima di tutto, l’Europa: Pace. E in questo, sinceramente, non ha fallito (almeno sul suo suolo, meglio non aprire qui il doloroso capitolo balcanico).

Certo, per quanto fondamentale sia questa conquista, non c’è motivo di farsela bastare: quando i suoi nobili padri immaginarono, dal confino di Ventotene, l’Europa che poi abbiamo cercato di costruire, la pensavano una soluzione all’iniquità non meno che al conflitto. E su questo fronte abbiamo combinato decisamente meno. Pur nel rispetto e nella gratitudine per tutto quello che è stato fatto, non credo dunque si debba essere indulgenti nei confronti di ciò che non abbiamo invece saputo fare: non abbiamo saputo creare un vero popolo europeo (anche se forse ne abbiamo creato l’elite) e, soprattutto, non abbiamo saputo creare una società più giusta.

Sinceramente, però, non vedo alternative sensate. Chi, oggi, si dichiara Euroscettico mi pare un incosciente, fuori dalla storia e segnato da una spericolata vena masochista. Possiamo essere stufi del tecnocentrismo di tanta azione europea, possiamo avere poca fiducia nella capacità dei grandi di fare un passo indietro e lasciar crescere la sovranità comune. Ma non possiamo rinunciare all’idea di Europa, al molto che è stato e all’ancora di più che potrà essere.

Quindi domenica votiamo, votiamo tutti e votiamo bene, ricordandoci le guerre che grazie all’Europa non ci sono più e sognando la giustizia che solo l’Europa potrà portare. Perché tornare indietro non si può e non si deve.

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