L’Unione Europea che abbiamo oggi è purtroppo solo una pallida imitazione del grande stato internazionale federale – veicolo di libertà, coesione, pace e solidarietà sociale – sognato dai visionari di Ventotene. Ed è anche poca cosa rispetto alla più confusa e superficiale idea di casa comune che ha orientato le scelte e le biografie della nostra generazione Erasmus.
Forse l’abbandono della Gran Bretagna non è la cosa più grave successa in questi tristi tempi di populismi e sovranismi, ma sicuramente è quella simbolicamente più dirompente. Rimane un grande dolore e il dubbio che quegli obiettivi fossero il sogno di un’élite che non ha saputo trasmettere i sui valori al popolo europeo, non ha saputo sfidare il pensiero unico che ha confuso i mezzi con gli obiettivi, che ha trasformato la parsimonia in rigore irragionevole, la libertà in liberismo selvaggio, l’armonizzazione in sopruso tecnocratico.
Eppure questa Europa è il risultato dello sforzo sincero di tanti ed è quanto oggi abbiamo: molto meglio che niente e soprattutto l’unico possibile punto di partenza per continuare a coltivare quel sogno.