La Casa Molteplice

L’abitare è luogo di conflitto tra permanenze e mutazioni. Se da un lato raccoglie in spazi che perdurano i gesti millenari della vita quotidiana – e con facilità si potrebbero confondere le planimetrie di una casa romana e quelle di una villa contemporanea -, dall’altro in esso si proiettano stili di vita sempre nuovi. Il progetto di residenza urbana oggi si scontra con questa apparentemente insolubile dicotomia. La disciplina prosegue su una strada, avviata ormai da diversi decenni, di sperimentazione sui temi della flessibilità, dell’innovazione tipologica, della pianta libera. Contemporaneamente i decisori del processo di produzione della residenza, che non coincidono – come è naturale – con gli abitanti ma che ne interpretano i desiderata (spesso in chiave conservativa o, forse, conservatrice), commissionano tipologie standardizzate, suffragati dalle normative. 

In questo contesto, il lavoro che stiamo portando avanti con ossessione Kleiniana da alcuni anni ci ha condotto verso la proposta di una casa molteplice.

La Casa Molteplice pubblicata in: Giordana Ferri e Luciana Pacucci, Realizzare Housing Sociale: promemoria per chi progetta, Bruno Mondadori, Milano, 2015.

La casa molteplice si presta a differenti letture. Appare, sulla carta, perfettamente conforme agli standard commerciali (nell’esempio: luminoso quadrilocale composto da ingresso, ampio soggiorno, cucina abitabile, due camere doppie e una singola, due bagni, terrazza piantumata – 105 mq di S.l.p e 135 mq di Superficie commerciale: rate 1,28). Naturalmente il progetto risponde anche a tutte le normative edilizie e sanitarie. Gli spazi interni sono però organizzati secondo alcuni criteri che sovrappongono a questo palinsesto standardizzato pratiche d’uso e stili di vita più complessi. L’ingresso, pur non sottraendosi all’importante ruolo di interfaccia con l’esterno, si apre al soggiorno aumentandone la diagonale e lo spazio percepito. La cucina abitabile si articola in una zona di servizio vera e propria e in una sala da pranzo (ah, il tinello marron…), liberando in questo modo il tavolo della sala, sede ideale per il lavoro domestico e per le attività conviviali. L’intera zona giorno è percorribile in maniera circolare. La zona notte si articola in due parti, una più rigidamente connotata dalla presenza dei due bagni e destinata a ospitare la camera padronale, l’altra intesa come un grande campo libero organizzabile secondo le mutevoli esigenze. La terrazza è composta da una loggia in sfondato più protetta e sempre fruibile, da un’aggetto pronunciato che ne aumenta la dimensione fino a standard vacanzieri e dalla possibilità di collocare un piccolo albero.

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