Il progetto in Lombardia in tempo di crisi
Pare spontaneo associare l’architettura di qualità ai momenti di espansione, di crescita o di rinascita di un paese o di una regione: la mia generazione di architetti è cresciuta, per esempio, studiando l’architettura germogliata in Spagna e Portogallo nella rinascita seguita alla caduta delle dittature. Più difficile è immaginare il formarsi di una scena architettonica di un qualche interesse nel mezzo di una crisi epocale che sta colpendo, con particolare accanimento, proprio il settore delle costruzioni. Eppure alcune correnti si muovono, carsiche, nel sottosuolo della cultura architettonica della nostra regione. Gli esponenti più interessanti delle ultime generazioni di architetti, caratterizzati da una formazione spesso pragmatica e cosmopolita, perseguono con particolare, ostinata, determinazione la qualità del progetto, trasformando le occasioni più minute, i temi più difficili, in interventi culturalmente rilevanti.
Un insieme di ragioni (politiche, amministrative, economiche) ha portato in primo piano, per esempio, il tema della residenza sociale. La Lombardia si è configurata, in questi ultimi anni, come laboratorio delle diverse politiche residenziali (pubbliche, cooperative, private sociali, legate al terzo settore) attraverso una produzione di grande rilievo, anche dal punto di vista architettonico. Pensiamo alla chiarezza linguistica e tipologica di Verso Casa, l’edificio realizzato da Studio Nomos a Bergamo, o all’efficacia urbana, sostenuta tanto dalla chiarezza insediativa quanto dalla cura del progetto dei prospetti e degli spazi aperti, dell’intervento in costruzione a Milano in via Zoia, progettato da Vincenzo Gaglio, Luca Mangoni e Prassicoop per due diverse cooperative di abitanti che si sono aggiudicate tramite bando un’area di proprietà comunale. Si stanno poi via via concludendo, sempre a Milano, gli interventi di casa pubblica esito dei due concorsi di architettura “Abitare a Milano” banditi dal Comune. MAB Arquitectura, Consalez Rossi e Saverino Vudafieri, Remo Dorigati – OdA associati, Cecchi Lima, Alessandra Macchioni: progettisti di età, provenienza e cultura architettonica molto diversa, spesso in raggruppamenti ampi ed eterogenei, hanno prodotto interventi interessanti e in gran parte convincenti, costruendo un laboratorio diffuso di nuove pratiche. Non senza difficoltà, la qualità si è fatta largo anche nei processi di modifica e addizione all’esistente, come nel caso del sopralzo di un edificio residenziale comunale a Cinisello Balsamo curato da Studio Albori. Più in generale, la sensazione è che questo ritorno di attenzione al tema dell‘abitare abbia giovato alla qualità dell’architettura residenziale in generale, si pensi all’intervento di Park Associati ad Azzate o a quello di Consalez Rossi a Bornasco.
Benché la crisi si sia abbattuta con particolare drammaticità sui conti pubblici, soprattutto degli enti locali, e sui budget a disposizione di fondazioni e associazioni, questi ultimi anni hanno visto anche la produzione di un numero importante di piccoli edifici pubblici di grande qualità e interesse. Pensiamo per esempio al centro civico NoiVoiLoro di Ifdesign a Erba e al Centro Studi FLA di Giuseppe Marinoni a Seveso. O a interventi ancora più piccoli, ma non per questo meno interessanti, come l’ampliamento del museo del Castello di Legnano di Francesco Colorni e Elena Tirinnanzi, l’ampliamento dell’oratorio parrocchiale di Carvico di Gianluca Gelmini, la Biblioteca civica Elsa Morante di DAP studio a Lonate Ceppino o il centro civico e sala consiliare a Cadorago di Marco Castelletti.
Ci sono poi molti e interessanti progetti di spazio pubblico, esercizi di qualità e parsimonia, come la piazza parrocchiale di Robbiano sempre di Ifdesign, il Piccolo Parco a Bertonico di Studio Albori o il parco di via Regina a Brienno di Lorenzo Noè. Fino ad arrivare alle pratiche più informali come il progetto di giardino temporaneo in viale Montello a Milano curato da Atelier delle Verdure e blulab.
La crisi si fa, in questi e in molti altri progetti recenti della nostra regione, occasione di ripensamento, di crescita, di affermazione culturale. Un ritorno alla necessità, lontano da gigantismi e archistar, di cui l’architettura, forse, aveva bisogno.
Originariamente pubblicato in: Ottagono 266, Dicembre 2013.