Abitare nelle Alpi

Il progetto di residenza contemporanea in area alpina
Specificità, criticità e prospettive.

Dopo quasi due decenni di relativa marginalità all’interno del dibattito teorico e critico, alla fine del secolo appena trascorso il tema del progetto di residenza è tornato ad impegnare le energie degli architetti, soprattutto europei. A partire dalla seconda metà degli anni Novanta sono andate accumulandosi numerose riflessioni – numeri monografici di riviste internazionali, pubblicazioni, mostre, concorsi – sul tema della residenza collettiva. In quella che può a tutti gli effetti essere considerata una rinascita, la cultura architettonica delle regioni alpine ha avuto un ruolo fondamentale. Per ragioni complesse ed eterogenee, alcune esperienze locali, apparentemente defilate dai grandi palcoscenici mediatici dell’architettura, hanno saputo ritagliarsi un ruolo di grande interesse nel dibattito in corso. Équindi diventato normale paragonare grandi nazioni, pensiamo alla Spagna del boom post-franchista, e regioni ricche e cosmopolite, quali l’Olanda diventata quasi paradigma della contemporaneità in architettura, a città di minori dimensioni (anche se di grandi tradizioni culturali) come Lucerna, Basilea, Lubiana o Grenoble e aree lontane dalle metropoli, come il Voralberg, i Grigioni o il Sud Tirolo. Brunico e Bolzano, Dornbirn e Feldkirch, Chur e Vaduz, non più patrimonio esclusivo di sciatori e pescatori, sono diventati mete di viaggio per architetti, notoriamente inclini al pellegrinaggio – vuoi per sete di conoscenza diretta, vuoi in cerca di ispirazione, vuoi per un malcelato feticismo nei confronti dei loro beniamini.

Tuttavia è difficile definire con precisione quali cause abbiano portato a questo imprevisto protagonismo, figlio forse anche della tensione globale-locale che caratterizza il tormentato rapporto del Vecchio Mondo con la contemporaneità. Incrociando i temi, ormai consolidati, che segnano la rinascita della residenza collettiva nella cultura architettonica contemporanea, con le caratteristiche più peculiari dei territori alpini e della loro architettura residenziale, proverò ad isolare alcuni caratteri che sembrano definire la specificità del progetto di residenza alpino ed evidenziarne gli aspetti di maggior interesse.

(Car) Porch
Housing come generatore di spazio pubblico: sfida alle contraddizioni della città diffusa alpina.

Percorrendo il tema del progetto di residenza in ambito alpino a partire dalla scala territoriale, ci si scontra immediatamente con una delle sue criticità più evidenti. In un momento in cui le necessità macro-ecologiche, gli stili di vita e le mutate condizioni urbane sembrano spingere con decisione verso un ritorno alla densità e alla città, il progetto di residenza nelle Alpi si caratterizza per una forte propensione al sub-urbano, alla media-densità, forse, in definitiva, ad una forma montanara di sprawl. Ciò nonostante, non mancano risposte interessanti a questa sfida: se è ormai acquisita l’importanza della residenza urbana nel generare i nuovi spazi pubblici della città, rimangono pionieristiche alcune esperienze alpine sulla mobilità, sulla definizione dello spazio negli ambiti semipubblici, sul rapporto pubblico-privato. Se pensiamo al raffinato disegno degli spazi aperti dei progetti di Baumschlager & Eberle o di Bevk & Perovich, agli stili di vita che sottendono gli esperimenti eco-radicali a laGuglmugl o il sereno e maturo ecologismo degli eredi dei Voralberger Baukunstler, possiamo forse comprendere come l’esperienza alpina possa contribuire al cruciale dibattito sulla densità in modo laterale ma nondimeno interessante.

Not only Stadtbummel
La sfida della mixité: stili di vita tradizionali e mix funzionale.

Un secondo aspetto critico dell’abitare alpino nei confronti dei più recenti sviluppi della cultura del progetto (e anche della sociologia e della politica) è la relativa impermeabilità alle istanze della mixité. Nella maggior parte degli interventi sembra infatti impossibile immaginare l’introduzione di funzioni non strettamente residenziali, aspetto ritenuto ormai essenziale per generare luoghi dell’abitare sicuri e vivaci. Senza dubbio questo carattere è, almeno in parte, compensato dalla solidità della struttura sociale normalmente presente in queste aree, certo non paragonabili alle convulse periferie metropolitane. Appare comunque auspicabili che esempi di grandissima qualità presenti in queste aree, pensiamo all’ormai fondativo Centrum.Odorf di Frötscher & Lichtenwagner, diventino riferimenti per una progettazione (e una programmazione) non strettamente monofunzionale.

Village-in-a-building
La tradizione familiare e di cooperazione come matrice di nuove forme dell’abitare

Scendendo ancora di scala e soffermandoci sulla soglia di casa, nell’ambito ambiguo e affascinante degli spazi semi-privati, incominciamo ad incontrare alcuni degli aspetti che hanno caratterizzato la qualità degli interventi alpini. Sono infatti ormai molti anni che la cultura architettonica teorizza l’importanza degli spazi di transizione, di condivisione e di uso comune negli edifici di residenza. Dall’Unité e dal Team X in poi sembra impossibile immaginare residenza di qualità disgiunta dall’idea di nuove forme di collettività elettiva che ne strutturino gli usi. Eppure, al di fuori delle sperimentazioni più radicali – cohousing per utenze speciali e comuni più o meno hippy – e di alcune tradizioni ormai radicate e quasi archetipiche come la Vienna Rossa, queste aspettative rimangono largamente disattese. La residenza collettiva alpina sembra aver dato le risposte più naturali e sostenibili a questi temi; l’immaginario dei progettisti più accorti è ormai segnato dai colori sgargianti dei passeggini e delle mountain bike che ammiccano da dietro a rigorosi rivestimenti in assicelle di legno di larice o ai piedi di vellutati muraglioni di cemento armato. La tradizione di condivisione famigliare e la solidità della struttura sociale e cooperativa hanno permesso ai progettisti in questi luoghi di praticare ciò che altrove è spesso solo teorizzato.

Heavy weather
Sostenibilità: definizione e ragioni di uno standard d’eccellenza

L’aspetto che forse più di tutti ha portato i progetti di residenza delle regioni alpine a conquistare le copertine di compassate riviste internazionali è stato il pionieristico inoltrarsi nell’ambito dell’abitare sostenibile. Il lungo lavoro svolto in questi anni ha portato al consolidarsi di uno know-how che ancora oggi rappresenta uno straordinario vantaggio competitivo non solo dei progettisti di queste zone, ma anche delle imprese di costruzione e degli enti certificatori e normativi. E’ difficile definire con certezza quali cause abbiano portato ad una tale egemonia culturale e tecnica, foriera di molti vantaggi e anche di alcune aberrazioni, basti pensare che gli standard normativi e prestazionali nati in questi ambiti vengono ormai trapiantati ovunque, con esiti a volte discutibili essendo il clima salentino, per fare un esempio, abbastanza dissimile da quello sudtirolese. Certamente la tradizione ambientalista del mondo germanico ha contribuito al formarsi di una competenza specifica anche in sedi accademiche e tecniche, ma un ruolo non meno importante ha certamente avuto il profondo radicamento nel territorio degli abitanti – progettisti, costruttori ed utenti – di queste aree.

Facing the mountains
Architettura e paesaggio: la modernità come controcanto

Un’altra peculiarità dell’architettura alpina – non solo residenziale – degli ultimi decenni è sicuramente un rapporto originale e molto interessante con il linguaggio. Mentre nelle metropoli e nella cultura ufficiale la semplificazione del linguaggio architettonico imposta dal Moderno veniva messa in questione in ragione, anche, del suo impatto sulla forma della città, avviando un processo che ha portato ad esiti assai diversi, da raffinati storicismi a pirotecniche dissimulazioni da archistar, sulle alpi si è spesso seguita una strada differente. Due aspetti hanno fortemente caratterizzato il diverso approccio dei progettisti alpini al superamento della modernità: da un lato sicuramente il profondo legame con i materiali e le tecniche costruttive, che ha portato  a mediare tra la modernità delle impostazioni volumetriche e delle costruzioni geometriche e il radicarsi di materiali, dettagli, assemblaggi, costruendo un rapporto linguaggio-costruzione fortemente caratterizzante. D’altro canto il rapporto con il paesaggio ha probabilmente portato a mantenere un forte attaccamento alle forme moderne, che spesso si configurano come raffinato controcanto ai paesaggi naturali dove si collocano.

Unflat flats
Tipologie urbane in contesti alpini: dispositivi di transizione

Un ultimo e molto interessante aspetto dei progetti di residenza alpina, studiato e mutuato nelle sua applicazioni anche in altri luoghi, è dovuto forse ad una delle sue maggiori criticità. La residenza collettiva in queste aree deve infatti combattere una quotidiana battaglia contro un temibilissimo concorrente: la casa isolata con giardino. Come convincere rustici montanari ad abitare in un appartamento? L’alloggio dei (migliori) progetti di residenza di queste regioni non può che ricostruire al suo interno le qualità di altri e, apparentemente, incompatibili modi di abitare. Logge e balconi, doppie altezze e split-level, spazi esterni e spazi accessori costituiscono fattori di perturbazione tipologica che hanno portato a interessanti ibridi pronti a scendere dalle valli e a conquistare metropoli spesso insoddisfatte dei propri modi di abitare.

È difficile riassumere in così poco spazio le ragioni di un evidente successo culturale come quello dell’housing alpino contemporaneo nel panorama dell’architettura residenziale europea. D’altro canto le semplificazioni che questo tipo di trattazione impone permettono di tratteggiare in maniera più suggestiva caratteri assai complessi e contraddittori, lasciando massimo spazio all’approfondimento di critici  e progettisti e, quindi, all’architettura.

Originariamente pubblicato in: P. Ebner e altri, Wohnraum Alpen: Nachhaltiger Wohnbau in den Bergen, Birkhäuser, Basel, 2010. 

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