Ripensando alla musica che ascoltavo quando avevo 16 anni, non mi è facile ricostruire per quale ragione fossi andato a vedere il concerto di Lucio Dalla al Forum di Assago nell’aprile del 1991. Intendiamoci: Lucio Dalla era un genio, alcune sue canzoni sono degli autentici capolavori e oggi, ancor più che ieri, sono certo del suo valore. Ma né oggi, e meno ancora a 16 anni, era un mio ascolto quotidiano e quindi davvero non so perché con il Tricca e Michele andammo a vedere quel concerto.
Fu però un concerto meraviglioso, che mi è rimasto impresso nella memoria. Il pezzo più bello eseguito dal vivo, almeno nei miei ricordi, fu una Nuvolari con Dalla con caschetto tricolore, occhialoni e sciarpa bianca e due proiettori che puntavano sul pubblico con l’effetto dei fari di un’automobile nella notte. Spettacolo vero (e canzone bellissima).
A un certo punto di quel concerto, Dalla presentò ai migliaia di spettatori del Forum una sua giovane scoperta. Davanti a quel pubblico, che immagino dovesse sembrargli infinito, sali sul palco un ventenne Samuele Bersani e cantò Il Mostro. Non avevo nessuna idea di chi fosse, ma la canzone mi piacque moltissimo.
In questi trent’anni Bersani è stata una compagnia discreta ma costante. Non l’ho ascoltato intensivamente, ma è sempre stato presente e alcuni suoi pezzi sono radicati nella mia memoria e accompagnano ricordi personali cui sono legato. E provo una naturale simpatia e un senso di vicinanza alla persona, almeno per come mi immagino che sia.
Per il mio compleanno, mia moglie – nel tentativo immagino di tenere insieme i pezzi di queste nostre vite sparse – mi ha regalato i biglietti per vedere insieme alcuni concerti a Torino, tra cui Samuele Bersani in tour con una piccola orchestra. Il concerto, previsto alcuni mesi fa, era stato rinviato per le difficoltà di salute che Bersani ha avuto e si è tenuto ieri sera. Complice sicuramente anche questa vicenda, è stato uno spettacolo – oltre che musicalmente impeccabile e convincente – anche emozionante, con un pubblico partecipe e Bersani voglioso di condividere pensieri e riflessioni. Concerto che peraltro si è aperto, senza preamboli, direttamente con Il Mostro.

Ed è stato praticamente impossibile non pensare a questi trent’anni, non cercare nel suo volto di quasi coetaneo le tracce del tempo che è passato per entrambi, di tutto quello che è stato, da quella sera ad Assago al palco di ieri a Torino. L’amico Cino direbbe probabilmente, citando Simmel, che cercavo nell’arte (e nel viso) di Bersani le tracce dell’universale, facendone il mio Rembrandt. O, più semplicemente, mie è presa una botta di mielosa e gioiosa nostalgia che mi ha accompagnato in una fortunosa e deliziosa cena in un ristorantino che ha tenuto aperto solo per noi e in una uggiosa passeggiata fino a casa… purtroppo non abbiamo dormito sospesi a due stelle nel cielo, ma se trovassimo un posto per rifarlo qui?