Niente di meglio che andare a sciare sulle Dolomiti per riscoprire la propria anima Leghista. Che poi, non siamo noi che siamo leghisti, è che i romani so’ troppo romani e con la montagna non c’azzeccano proprio. Poi però ti compri il giornale (quello di carta, lusso ormai dimenticato nel tran tran urbano) e ti leggi le ultime dichiarazioni del Trota e di Calderoli. No, leghisti proprio no. Ecco allora il Dolomiten che occhieggia dal banco del negozio di souvenir. È forte la tentazione di sfruttare la presenza della bellicosa minoranza crucca e la bella moglie austriaca per fingersi stranieri in patria. Ma l’astio irragionevole per “lo straniero invasore” (che mantiene intere famiglie) e gli sguardi di rimprovero alla scandalosa coppia mista (noi) ti fan passare anche questa voglia. Io mi mimetizzerei anche con la famigliola svedese della stanza accanto, ehi ehi, ma temo che il travestimento sarebbe poco credibile.
Insomma, perché ci si sente fuori luogo sempre e comunque?
Eppure siamo gente normale, piccola borghesia (riflessiva, direbbe Ginsborg) con valori semplici e sani (almeno credo).
Le nostre mamme insegnavano nella scuola pubblica. Con dedizione e orgoglio raccontavano la storia partigiana e la costituzione, insegnando senza timor di contraddizione la legalità e la ribellione. Ai malcapitati toccava di imparare non più i “bei vermigli fiori” ma lo Statuto dei Lavoratori. Ci si preparava alla multimedialità, di la da venire, con ciclostili, diapositive e registratori.
I nostri padri: tutti dipendenti; impiegati, quadri e dirigenti, possibilmente nel settore pubblico. Una classe di civil servant impiegatizi dall’etica calvinista e dalla morale cattolica, anche se per lo più moderatamente atei e comunisti.
Ci sentivamo privilegiati, che i modesti ma sicuri stipendi coprivano con ampio margine i bisogni e i piccoli lussi di uno stile di vita ancora memore degli stenti degli avi. Si compravano solo automobili italiane, nonostante le molte maniglie rimaste in mano e i cruscotti che si scioglievano come neve al sole; non era del tutto chiaro perché, ma era giusto così. Si andava in vacanza in città deserte brandendo la “guida verde” del Touring Club, quella tutto-dovere-niente-piacere, altro che Lonely Planet. Avevamo tutti un po’ di famiglia all’estero: uno zio scienziato, un cugino imprenditore, un lontano parente ricercatore. Emigrati della conoscenza che ci tenevano informati sul mondo, dandoci, forse inconsapevolmente, la misura esatta del nostro irriducibile provincialismo.
Dall’alto di tante sicurezze era alle volte un po’ troppo facile giudicare. I commercianti? Tutti ladri. I liberi professionisti? Tutti evasori. Gli artigiani? Ladri e evasori. Quelli più ricchi? Colpevoli di sicuro, se non altro d’esser ricchi. Quelli più poveri? Un po’ sfortunati, un po’ scioperati. E i romani? Troppo romani!
Poi il tempo è passato. Il mondo, che volevamo cambiasse, è cambiato. Ma non proprio come avevamo sperato. Non so bene dove fossimo noi quando tutto questo è successo. Forse eravamo via, in Erasmus, forse cercavamo la nostra anima gemella, forse le due cose contemporaneamente.
Fatto sta che oggi ci ritroviamo adulti in un mondo che non capiamo mica tanto. I cambiamenti entusiasmanti che vediamo all’orizzonte sembrano non arrivare mai e l’oggi è regolato da codici e valori che proprio non ci appartengono.
Quindi ci troviamo qui, con un’eredità un po’ scomoda; poco pratica, più che altro.
Sbarchiamo un lunario precario facendo i commercianti, i liberi professionisti, gli artigiani e cercando di non esser né ladri né evasori… Qualche lusso in più ce lo concederemmo anche, ma abbiamo stipendi (che stipendi non sono) altrettanto modesti ma assai meno sicuri.
Guardiamo poco o niente la televisione; non per snobbismo, per carità, che siamo cresciuti con il telecomando in mano, ma perché questa televisione qui proprio non ci piace.
Pratichiamo, con laica dedizione, la famiglia che altri predicano.
Andiamo sempre a votare, anche se ogni volta è un po’ più imbarazzante della precedente. Cerchiamo allora di essere utili: insegnanti, volontari, insegnanti volontari…
Noi, a questa dissincronia, ormai ci siamo anche abituati. Il problema è che i nostri figli adorano i loro nonni, senza sapere a cosa vanno incontro.
E' si Paolino, hai descritto fedelmente la nostra vita, la nostra famiglia, la nostra mentalità. Ma ci hanno cresciuto con lo stampino?? non sai come mi identifico..Sei bravissimo
Bravo Paolino, mi sei piaciuto. Divertente lo status di coppia "mista". Ti invio un brano di Gadda sugli architetti pastrufaziani, e aspetto, divertito, i commenti tuoi e del tu' caro babbo, per confrontarli. Vittorio