Mi dispiace per voi, ma oggi vi propino la mucca™.
Non sarà facilissimo, ma proverò a spiegarvi di cosa si tratta
Ci sono alcuni casi (molti) in cui la geometria, la simmetria, l’ordine generale della forma di un messaggio contribuiscono in modo fondamentale alla qualità del contenuto.
Io, per esempio, tendo a organizzare i miei testi e le mie conferenze in indici tripartiti (tre sezioni, divise in tre sottocapitoli, divisi in tre ecc. ecc.), similmente funziona l’impaginato dei quotidiani o la successione di versi di un poema.
Allo stesso modo questo blog si fonda sul fatto di vedere un nuovo testo postato ogni lunedì, qualunque cosa succeda. Una mancanza in questo senso diminuisce la forza del mezzo nel suo complesso e, conseguentemente, anche di ogni singolo messaggio.
Non sempre, però, è possibile avere il testo pronto in tempo, a volte ci sono molte idee ma nessuna ancora completa, a volte non c’è tempo.
Ed è qui che entra in campo la mucca™
Questo concetto deriva dal mio passato di studente di architettura, in particolare dal periodo passato in Erasmus.
Ai miei tempi il computer si stava affacciando timidamente nella vita degli studenti, e la maggior parte dei disegni venivano ancora realizzati a mano. Si passava molto tempo a organizzare l’impaginato delle tavole e si redigeva un minuzioso elenco di tutti gli elaborati che dovevano contenere. Poi, l’ultima notte, a poche ore dalla consegna, ci si accorge che una tavola fondamentale, contenente informazioni cruciali, è però in gran parte vuota.
Disperazione, riso isterico, un caffè e poi… la mucca™
Il termine, nello specifico, deriva dalle tavole consegnate da alcuni studenti dell’Universtità di Madrid e passate alla storia grazie alla preziosa testimonianza di alcuni amici presenti. In una di queste, la gigantesca fotocopia sgranata del volto basito di una mucca adornava più tecnici e cruciali elaborati
Ora, voi dovete provare a immaginarvi l’ammirato stupore di noi poveri italiani, intrappolati in tavole dall’estetica plumbea tardo-anni-settanta, nel vedere la spigliatezza, l’ironia, fin anche la sfacciataggine delle tavole dei colleghi spagnoli.
E così la mucca™ è diventata leggenda.
Ora, pensateci bene: quante volte avete fatto anche voi una mucca? Non c’è niente di male, non c’è da vergognarsene. Quante volte avete detto, fatto, scritto una cosa, sostanzialmente irrilevante, solo perché era il momento giusto, solo per amor di simmetria? Siamo tutti produttori di mucche.
La cosa più straordinaria, la più sorprendente, è, però, l’inattesa dignità della mucca. In questo spazio della pura creatività, del trionfo del significante, l’immaginazione prende il volo e tutto è improvvisamente possibile. I disegni più belli, le frasi più a effetto, i paragrafi più divertenti che io abbia mai creato erano, in realtà, delle mucche.
Quindi, ora e sempre: ¡Que viva la mucca™!