All’inizio della nostra carriera di architetti, abitavamo e lavoravamo nello stesso luogo: tre locali al piano terra in Bovisa con un passato da verduraio. Una sera uno dei miei primi (e più affezionati) clienti venne a trovarci per discutere alcuni dettagli del progetto che stavamo facendo per lui. Guardando assorto il vecchio televisore che capeggiava nella sala da pranzo / sala riunioni disse: ma è uguale al vecchio televisore di mia nonna! No, questo è il vecchio televisore di tua nonna. Diciamo che non sono mai stato all’avanguardia nelle tecnologie video.
Da allora sono passati parecchi anni, ora sono un professionista affermato (ah, ah, ah): guadagno probabilmente meno di allora, ma con molto più stile. Lo studio è ancora nei locali dell’ex verduraio della Bovisa, in parte ristrutturati. Noi, dopo due traslochi, abbiamo una splendida casetta in un quartiere modello dell’architettura moderna milanese.
Il televisore della nonna è sopravvissuto solo al primo San Martino: siamo dunque approdati alla nuova casa senza TV. In effetti avevamo anche ampiamente esaurito il budget per la ristrutturazione, e quindi pensammo di rinunciare sia all’acquisto di un nuovo televisore che al montaggio dell’antenna sul tetto. L’idea era che si trattasse di una rinuncia provvisoria, ma poi ci siamo abituati. Odio passare per snob tutte le volte che dico che non abbiamo la televisione, ma davvero stiamo bene così. Leggere la sera, per esempio, è sempre un piacere. Se rimane qualche neurone disponibile, anche fare quattro chiacchiere può essere un’alternativa interessante.
Ci siamo poi comprati un videoproiettore e un lettore di DVD (recentemente sostituito da un lettore Blu-Ray). Abbiamo perfino un sintoamplificatore Home Theater. Ci godiamo quindi, senza problemi, le serie televisive che ci fanno impazzire (Scrubs, Weeds, 30 Rock, ma anche Boris ci è piaciuto) e tanti bei film, che al cinema non ci andiamo più gran che. E alcune tonnellate di cartoni per i bimbi.
Capita, a volte, di avere una TV sottomano; in campagna, o al mare, o in vacanza. Il problema è che, una volta disabituati, alcune cose risultano intollerabili. La pubblicità, per esempio, che interrompe la narrazione e allunga le vicende a dismisura. Ma anche il tenore medio delle trasmissioni, che risulta abbastanza terrificante. Quindi niente pentimenti.
Siamo però tagliati fuori dalla quotidianità del palinsesto. Questo mi manca, soprattutto, dei tempi della televisione. Commentare la mattina con conoscenti più o meno occasionali i programmi della sera prima; ripercorrere gesti, battute e tormentoni. Condividere vocabolari e terminologie del telefilm preferito.
Ogni tanto guardiamo le trasmissioni televisive, se c’è qualcosa di interessante. Ormai il web streaming funziona in maniera egregia e la maggior parte delle cose vengono poi pubblicate sui siti. Questo risolve anche l’annoso problema degli orari improbabili delle poche cose passabili. Per esempio, in queste ultime settimane stiamo seguendo Sostiene Bollani, la splendida trasmissione dell’eclettico pianista milanes-fiorentino. Davvero una meraviglia.
Stefano si perde in narrazioni sconclusionate, a volte gigioneggia un po’ troppo ma a uno che suona così si perdona tutto. La bravissima Caterina Guzzanti contrappunta con una giusta dose di lucida follia, Jesper Bodilsen e Morten Lund accompagnano con gusto ed eleganza. E poi: che ospiti! in queste prime puntate sono passati Irene Grandi, Gabriele Mirabassi, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, Peppe Servillo, Monica Demuru, Vinicio Capossela, Gianluca Petrella, Joe Barbieri, Elio, Daniele Silvestri, Paolo Fresu e Trilok Gurtu, Fabio Concato, Lella Costa, Enrico Rava e Bobo Rondelli. Mica male, no? Sembra di essere tornati ai tempi di “D.O.C.”.
Ce lo guardiamo il lunedì sera, che a mezzanotte della domenica, orario ufficiale di programmazione, oltre al segnale televisivo e all’apparecchio, ci manca anche la voglia. Insomma: un’ottima soluzione.
Ma la mattina dopo, al bar, non ne puoi mica parlare. Non viene automatico, sei fuori sincronia. E questo vale anche per le altre trasmissioni decenti che alle volte guardiamo. Vediamo tutto con giorni (a volte mesi) di ritardo.
Per carità, non è grave, ma un po’ mi manca quel senso un po’ comunitario della chiacchiera della mattina dopo.