Non c’è niente da dire, ho scelto il momento sbagliato per iniziare questo blog.
Non so se avete presente Lloyd Bridges che, nei panni di Steve McCroskey, guarda in camera con sguardo allucinato e dice: “ho scelto la settimana sbagliata per smettere di…” (completare la frase con “fumare”, “bere”, “assumere tranquillanti”, “sniffare colla”). Sto parlando, ovviamente, di “Airplane!” (L’aereo più pazzo del mondo, per i maldestri titolisti italiani), film straordinario e coltissimo, inspiegabilmente ignorato dalla critica più raffinata.
Quando ho iniziato a scrivere questo blog, mi sono pubblicamente ripromesso di non trattare mai argomenti seri, tantomeno di parlare di politica. Temo di aver più volte maldestramente tradito questo proposito, e temo di accingermi a farlo nuovamente.
Il fatto è che, come Steve McCroskey, ho scelto il momento sbagliato per smettere di occuparmi di queste cose. Ancora una volta, non posso passare oltre, questo lunedì, senza dire qualcosa su quello che è successo ieri sera, su quello che sta succedendo in questi giorni. In effetti dubito che vi interessi la mia opinione in merito, ma sento comunque l’impellente necessità di esprimerla.
Come molti, ieri sera ho guardato la conferenza stampa in cui il governo Monti presentava il decreto salva Italia. In realtà ne ho perso un pezzo abbastanza lungo, perché il TiggiUno, dopo averne trasmesso una prima parte, ha pensato bene di tornare alle sue amenità di cronaca nera. Io mi trovavo in un paesino della bergamasca, quindi: niente internet (dove in parecchi trasmettevano in streaming), niente La7, niente radio, ma per fortuna, dopo un po’ di scartabellare, abbiamo trovato Rainews.
Altri, più competenti di me, ragioneranno sui contenuti quantitativi e qualitativi del provvedimento, e ci spiegheranno quanto e come ci farà male. Io mi fermerò alla superficie delle cose; alla forma che, alle volte, è sostanza.
Non credo che, in questo caso, sia una questione di parti politiche: non sono convinto che, in un mondo normale, io e Monti saremmo dalla stessa parte. La sensazione è di uno scontro di civiltà, altro che mamma li turchi. Quei signori alla televisione, ieri sera, erano davvero strani. Decisi, competenti, gentili, preparati. Ironici, ma educati. Emozionati e seriamente preoccupati dalla portata delle loro decisioni. Non trovate ci sia una distanza siderale da ciò a cui siamo abituati? Perché non possiamo pretendere questo da tutti i nostri politici?
A parte il TiggiUno, che ha fatto la figura barbina di cui sopra, anche gli altri mezzi di comunicazione si sono dimostrati poco all’altezza. Perfino i più prestigiosi quotidiani e i più moderni e ambiziosi giornali on-line hanno passato il pomeriggio a lambiccarsi su ipotesi risultate sbagliate, con i commentatori che si fidavano troppo delle indiscrezioni e troppo poco del buon senso del nostro nuovo governo (cit., e poi non dite che non ha senso dell’umorismo). Se, come ogni tanto mi sorprendo a credere, stiamo faticosamente entrando in una nuova fase della nostra decrepita società occidentale, il sistema dell’informazione è destinato a cambiamenti più radicali di quanto noi sia possibile immaginare, cercando di non confondere il real-time con il pettegolezzo, il duepuntozero con l’approssimazione.
Va poi di moda lamentarsi per l’eccessivo guadagno della nostra classe politica; anche questo non mi convince. Diciamo che ora abbiamo una Panda e la paghiamo come una Ferrari, e non va bene. Premesso questo, io preferirei avere una Ferrari e pagarla il giusto, piuttosto che avere una Panda, per economica che sia… Voglio poter pretendere, da chi mi rappresenta, la qualità che ho visto ieri alla tivù, e voglio poter pretendere, almeno da qualcuno, che la pensi in maniera ragionevolmente simile alla mia. Tra qualche mese, quando dovremo farlo, vorrei qualcuno così da votare; sapete dove trovarlo?
Una volta si diceva: compreresti un’auto usata da quest’uomo? Io, da Monti, la comprerei anche, ma temo che non mi rimarranno i soldi per farlo.