Keine Landsknechte

Arrivare a Villach in treno è un viaggio lungo e periglioso. La cosa potrebbe parere strana, visto che il nodo di Villach riveste un ruolo rilevante nella rete ferroviaria europea, ma questo riguarda principalmente le merci e non i passeggeri: i treni passeggeri che collegano le città dell’Austria in Carinzia e Stiria, fino a Vienna, all’Italia sono rari e per lo più notturni.

Dovendo raggiungera la famiglia nella patria di mia moglie, ho lungamente e inutilmente compulsato i nuovi Grippaudo digitali. Alla fine mi sono risolto raggiungendo in primo luogo Mestre con un comodissimo Frecciarossa. Approfittando dello status dorato omaggio dei chilometri che macino quotidianamente sulle patrie ferrovie, mi sono goduto il viaggio nella carrozza silenzio, praticamente da solo da Torino fino a Venezia. Per fortuna (o purtroppo), nessun mercenario tedesco a farmi compagnia.

A Mestre si è esaurita però la mia condizione di privilegiato. Dovendo prendere il Treno Notte, ma non avendo senso prenotare un letto o una cuccetta per viaggiare poco più di tre ore, ho dovuto accontentarmi di un normale biglietto di seconda classe nelle carrozze-tradotta che vengono attaccate in coda ai più (o meno) nobili wagon-lit. Si tratta di carrozze da regionale della Germania degli anni Ottanta: non prive di una certa ambizione e di una indiscussa cura realizzativa ma inesorabilmente segnate dal tempo e del tutto inadeguate a ospitare persone che si apprestano a fare otto o dieci ore di viaggio per raggiungere Vienna, Monaco o Stoccarda (il treno si scompone e ri-compone magicamente lungo il percorso, con il risultato che se ti addormenti nella carrozza sbagliata ti svegli in un altrove del tutto imprevisto).

ÖBB NightJet

Insomma, la carrozza ospitava diverse decine di backpackers delle nazionalità più disparate, molti con evidenti segni di insolazione. Si trattava perlopiù di ventenni in piena stagione di esplosione ormonale, quasi tutti dotati di vettovaglie per sopravvivere al lungo viaggio e straboccanti energia della gioventù. Quanto di più simile si possa sperare alle orde di Lanzichenecchi che in fondo fremevo per incontrare.

Si è trattato, ahimè, di una grande delusione.

I quattro italiani davanti a me, dopo aver analizzato i contenuti dei diversi musei presenti a Monaco e la distanza dall’appartamento prenotato con la popolare piattaforma on-line (commentando estasiati la premura della padrona di casa che garantiva assistenza all’arrivo “a qualsiasi ora”), sono passati a discutere delle opportunità previdenziali delle diverse professioni cui potevano ambire alla conclusione degli studi in corso, concludendo sensatamente con la necessità di stipulare una pensione integrativa o di vincere un consistente premio alla lotteria, non potendo contare su fortune familiari da ereditare. Due signori nord-europei con graziosi cappellini di paglia hanno accompagnato a un posto libero un ragazzone di colore che, in un impeccabile inglese oxfordiano, lamentava stupito la totale incoerenza tra il posto indicato sul suo biglietto e la numerazione presente nella carrozza (incoerenza risolta dal capotreno con un apodittico ” ‘sti crucchi maledetti ci attaccano la carrozza che gli capita “).

Accanto a me, nella riffa dei posti assegnati e poi rimescolati, è capita una ragazza sui vent’anni. Era molto bella, ma non insisterei su questo punto, che di questi tempi non si sa mai. Alta e finissima, letteralmente e metaforicamente. Shorts di jeans slavati di lunghezza assai morigerata, magliettina bianca un po’ sbarazzina e fazzoletto in testa alla contadinella. Non saprei dire la nazionalità: imbarazzato per l’inadeguatezza delle mie letture non le ho rivolto la parola, ma direi di area anglosassone. Calzava cuffie Bluetooth Marshall che riproducevano, si poteva cogliere da fuori prestando attenzione, musica alternativa di una certa qualità, tra cui l’australiana Tash Sultana che piace molto anche a me. Aveva in grembo la borsa di tela del bookshop de La Biennale e, appoggiata su questa, un macchina fotografica a pellicola del tipo click-and-shot, con cui probabilmente la nonna aveva immortalato il viaggio di nozze nella stessa Venezia. Leggeva Calvino in inglese (d’altro canto il testo che leggeva era stato oggetto da parte dell’autore stesso di ampio commentario rivolto proprio a quel popolo) e depositava appunti aggraziati su una opportuna moleskina.

Insomma, una vera delusione: per me niente lanzichenecchi.

Mi sono, devo confessare, rapidamente immedesimato nelle giornate a venire di quei giovani con tutta la vita davanti. Il mio figliolo che aitante mi aspettava con il suo piede 42 al binario asburgico mi ha prepotentemente riportato alla realtà del me stesso ormai quasi cinquantenne.

Inizia a scrivere il termine ricerca qua sopra e premi invio per iniziare la ricerca. Premi ESC per annullare.

Torna in alto