Ci sono cose che non possiamo non fare, ma di cui ci vergognano molto. Elio ne racconta di geniali nel testo di nubi di ieri sul nostro domani odierno, e di ancora più formidabili ne raccontava, spesso, nelle introduzioni live alla canzone. Sono tic, abitudini, manie, reazioni automatiche. Imbarazzanti, scorrette, maleducate, inopportune. Lo scaccolamento semaforico, l’occhiata troppo lunga alla modella di passaggio (anche quando hai sottobraccio tua moglie), il motivetto orribile che ti ritrovi a canticchiare involontariamente… Non mi giudicate, siete come me.
La reazione automatica di cui più mi vergogno è il profondo entusiasmo, la commozione, l’emozione che provo ogni volta che in un film americano si presenta il momento dell’anchio. Come? Non sapete cos’è? Ma si, dai, il momento dell’anchio! Quando, all’acme della vicenda narrata, l’eroe coraggioso si espone dichiarando qualcosa e improvvisamente, uno a uno, dalla folla, emergono altri, e poi altri ancora, che si dichiarano dalla sua parte. E quello che pensava di essere un reietto improvvisamente diventa un capopopolo. Che momenti gloriosi!
Ho cercato su You Tube alcuni mitici momenti dell’anchio. Forse il più famoso di tutti è quello dell’Attimo Fuggente, quando gli studenti di Welton omaggiano il professor Keating salendo sui banchi declamando Walt Whitman. Oppure quello, un po’ più sconclusionato, della Rivincita dei nerds, quando il biondino sfigato si appropria finalmente del microfono e chiama a raccolta gli sfigati di tutto il college (una sorta di Manifesto dell’era postmoderna: sfigati di tutti i paesi, unitevi!). Personalmente ho sempre considerato un momento dell’anchio anche il finale di Mr. Holland’s Opus o la salvifica invasione di campo in Fuga per la vittoria, anche se, in questi casi, la classificazione potrebbe essere discutibile.
Ci sono diversi aspetti che accomunano i momenti dell’anchio. Una componente fondamentale è sicuramente la colonna sonora: epica, memorabile, di solito un inesorabile crescendo. In sostanza: tutto quanto vi sia di sinfonico o pseudo-tale; artisti prediletti: i Queen, la cosidetta symphonic electronica, Ennio Morricone. Poi c’è la dinamica, sempre uguale: prima si crea il dramma, la svolta sembra impossibile, poi avviene qualcosa, il tempo si sospende, attesa, tensione, poi improvvisamente l’Individuo compie la sua scelta, si rompono gli indugi e tutto avviene in una inarrestabile reazione a catena.
Il momento dell’anchio contiene in se tutte le contraddizione della grandiosa, ipocrita, entusiasmante, incasinata cultura americana. L’individuo è padrone assoluto della scena, il destino è nelle sue mani. Una line sottile divide libertà e consenso: ci si potrebbe chiedere, per esempio, a quale punto si supera il confine, quando la ribellione diventa conformismo: il primo a salire sul banco è l’eroe, il secondo un coraggioso sodale, il terzo un onesto gregario, ma non è che il quarto magari è un opportunista? e il quinto non è un po’ conformista? l’ultimo, tutto sommato è un debole e francamente concederei l’onore delle armi all’unico che rimane seduto.
Ma, fin dalle premesse, qui non si parlava di essere d’accordo: si parlava di belle ragazze, di dita nel naso e di cose che non si possono non fare.
Ma soprattutto: ditemi perché, se la mucca fa mu, il merlo non fa me?
E che dire degli esempi nostrani?
http://www.youtube.com/watch?v=crXu32FjJbw