I libri del 2021

Eccomi anche quest’anno a raccontarvi cosa ho letto, avendo scoperto che per alcuni i voi questo è un appuntamento gradito. Anno complicato, il Duemilaeventuno, pieno di sorprese e cambi di direzione, situazioni complesse e nuove cose da imparare. Conseguenza inevitabile, ho letto poco, molto meno del solito.

L’anno è cominciato bene, con Don Winslow, passione ormai consolidata: l’ottimo e sorprendente Ultima notte a Manhattan, romanzo quasi storico, dimostra – se ce ne fosse bisogno – la versatilità dell’autore americano reso famoso dai romanzi californiani sulla guerra alla droga.

Più in generale, anche quest’anno ha prevalso la mia dedizione, particolarmente accentuata negli ultimi tempi, alla letteratura americana moderna e contemporanea. Questo a partire da uno straniante e interessantissimo La casa tonda di Louise Erdrich, immersione nel mondo per me sconosciuto dei nativi americani. Poi gli ultimi Kent Haruf che mi mancavano: Le nostre anime di notte, di cui su Netflix c’è una convincente trasposizione cinematografica con gli splendidi Robert Redford e Jane Fonda, invecchiati come una bottiglia di Bordeaux, e Vincoli. E poi ancora – sempre grazie a NN, mia casa editrice prediletta negli ultimi tempi – Salvare le ossa di Jesmyn Ward, che non delude mai. Ancora America durissima ne I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead, in cui ho ritrovato le ambientazioni della biografia di Leadbelly, ultimo libro letto nel 2020.

Grazie ai professori dei miei figli mi sono riletto Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino, rimasto abbandonato su un ripiano di casa. Non so se poi chi avrebbe dovuto l’ha letto, io l’ho fatto con grande piacere.

Flora, l’ultimo Alessandro Robecchi, mi è piaciuto e ho apprezzato il coraggio di uno scrittore che avrebbe potuto adagiarsi nella routine e ha invece alzato la posta con un romanzo ambizioso e complesso. Anche in questo caso aspetto con piacere la trasposizione in video del Carlo Monterossi, soprattutto condividendo moltissimo la scelta di Fabrizio Bentivoglio come interprete.

Per prepararmi alle vacanze in Grecia ho provato a leggere Ultime della notte, prima avventura del commissario Kostas Charitos di Petros Markaris, ma devo confessare che non mi ha molto convinto. Molto meglio è andata con Zorba il greco di Nikos Kazantzakis, letto con le chiappe posate sulla sabbia cretese e con il mar libico sullo sfondo. La grande lettura dell’estate sono stati però i due volumi di Stefania Auci dedicati alla saga dei Florio, I leoni di Sicilia e L’inverno dei Leoni, solidi e ben scritti anche se il primo di gran lunga migliore del secondo.

Poi è successo il finimondo, e il tempo dedicato alla lettura, oltre ad essersi ridotto di molto, si è spostato quasi completamente sulla saggistica a tema, guarda un po’, Torinese.

In chiusura d’anno rimangono in lettura Apeirogon, dell’amato Colum McCann, con cui questa volta non ho ancora trovato sintonia, e il sorprendente Andrea Bajani de Il libro delle case, che a tradimento mi sta riportando a Torino. Ne parleremo l’anno prossimo.

Come sempre, i libri letti, in lettura, che vorrei leggere, che non leggerò mai e che compulso regolarmente li trovate sul mio profilo di Goodreads, dove spero di incontrarvi.

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