Buone pratiche europee per fare buoni progetti

A partire dagli anni Novanta, dopo quasi due decenni di marginalità all’interno del dibattito teorico e critico, il tema del progetto di residenza è tornato ad impegnare le energie degli architetti, soprattutto europei. Sono quindi andate accumulandosi numerose riflessioni – numeri monografici di riviste internazionali, pubblicazioni, mostre, concorsi – sul tema della residenza collettiva. Per colmare il gap creatosi negli anni tra pratica progettuale e analisi teorica, è spesso stato necessario procedere per cataloghi e analisi di buone pratiche, piuttosto che per trattazioni teoriche o per apparati manualistici. Oggi possiamo forse tornare a guardare con prospettiva critica le più interessanti realizzazioni degli ultimi anni, affrontando temi e questioni che sembrano interpretare le tensioni della contemporaneità; possiamo e dobbiamo farlo senza però perdere la sostanziale aderenza alla realtà che l’analisi di esempi concreti ci garantisce. Propongo quindi qui cinque progetti di grande interesse, che affrontano in maniera concreta alcuni dei più attuali temi del progetto di residenza, nella speranza di mostrare come alcune questioni, al di la di facili formulazioni sloganistiche, siano state affrontate concretamente. I temi che hanno guidato la scelta dei progetti sono la mixité funzionale, il mix sociale, la condivisione degli spazi, la costruzione della forma urbana e il rapporto con le esigenze di genere. I progetti scelti sono il Centrum.odorf di Froetscher Lichtenwagner a Innsbruck, il Südliche Furth di Agirbas Wienstroer a Neuss, il Wohnheim Sargfabrik dei BKK2 a Vienna, il complesso Iroko Housing di Haworth Tompkins a Londra e la Frauen-Werk-Stadt  di Franziska Ullmann (e altri) a Vienna.

Centrum.odorf: mixité funzionale

Il progetto di Frötscher Lichtenwagner per un edifico nel Villaggio Olimpico di Innsbruck nasce dall’esito della quarta edizione del concorso europeo per giovani architetti EuroPAN, svoltasi nel 1996. L’intervento va oltre la progettazione architettonica; nel corso di circa 10 anni i progettisti hanno accompagnato un processo di ristrutturazione dell’intero sistema del quartiere: il progetto s’intende infatti come architettura, urbanistica e processo sociale, iniziato nella fase di progettazione e che prosegue tuttora. Si tratta di un percorso che intreccia il nuovo con l’esistente e che rinforza l’identificazione degli abitanti con il loro quartiere. L’intervento, di iniziativa della municipalità di Innsbruck, si pone come obiettivo prioritario la riqualificazione dell’area del villaggio olimpico che già ospita circa 8000 residenti. Il programma comprende 78 alloggi di varie metrature e 27 alloggi di residenza assistita, una sala pubblica multifunzionale, varie aule per associazioni, un asilo, un day care centre per anziani, un centro giovani, un supermercato, un parcheggio interrato per 105 auto e una grande piazza pubblica con pergolato, sedute e fontana che costituisce il nuovo centro dell’intero villaggio. L’area è di proprietà del comune di Innsbruck mentre gli appartamenti sono stati finanziati tramite i fondi della regione per l’edilizia residenziale.

Il progetto costruisce un nuovo centro per la vita quotidiana del quartiere concentrando funzioni molto diverse in un unico luogo, mutando radicalmente il volto di un settore di città fino ad ora considerato come una periferia–dormitorio. Nell’impossibilità di creare una piazza nel senso tradizionale del termine i progettisti hanno inteso lo spazio pubblico come una “piattaforma animata per la vita di tutti i giorni e per le attività comuni”. Tutti gli accessi al complesso sono rivolti verso questo spazio che è stato opportunamente connesso con i percorsi presenti nel quartiere; grande attenzione è stata dedicata all’illuminazione per incrementare qualità e uso dello spazio soprattutto nelle delicate ore serali. L’insieme delle funzioni pubbliche e dei servizi presenti nel complesso e degli oltre 100 alloggi è stato dimensionato per raggiungere la densità adeguata al nuovo spazio pubblico, valutando l’uso delle diverse funzioni alle diverse ore e per le diverse categorie sociali, garantendo in questo modo le qualità funzionali, sociali e di sicurezza proprie degli spazi pubblici urbani tradizionali.

Il complesso propone un volume che dimensionalmente si rapporta con l’edilizia residenziale circostante. Le funzioni pubbliche sono raccolte nel corpo più basso, mentre nella torre si collocano le residenze ed i servizi più direttamente collegate all’abitare. La torre è composta in realtà da due corpi di fabbrica affiancati, espediente escogitato inizialmente per raggiungere i 500 mq di superficie per piano ritenuti economicamente necessari, ma divenuto poi determinante nella composizione di tutto il progetto. Il taglio che divide le due torri, distribuite da un unico corpo scale, è largo 2,5 metri e caratterizza formalmente l’edificio, distinguendolo nettamente dal monotono edificato dell’intorno; il taglio prosegue orizzontalmente sul pavimento della piazza, creando una fessura lunga 114 metri che permette di giorno l’illuminazione naturale del parcheggio e che, di notte, diventa al contrario fonte di luce.

Il centro assistenza per anziani dispone di vari servizi accessibili agli utenti anche in modo indipendente dalla presenza degli assistenti tra cui una cucina comune (per preparare torte per il Nachmittagskaffee e cene conviviali), un grande acquario (che attira anche qualche nipotino a visitare la nonna), una biblioteca con zona lettura e possibilità di usare computer. Gli appartamenti assistiti (27) sono tutti dotati di bagno e cucina accessibile ai disabili. Quest’ultime sono attrezzate con dispositivi che interrompono la fornitura di corrente elettrica dopo un periodo prestabilito se non viene azionato un pulsante di controllo. In questo modo si evitano incidenti domestici. Gli alloggi sono inoltre collegati con una linea interna al centro di assistenza situato al piano terra del edificio.

Il Centro Giovani non si propone come un luogo istituzionale con attività prestabilite e cerca di abbassare la “soglia d’entrata” attraverso la propria conformazione architettonica proponendo un grande spazio libero che si intravede dall’esterno ed è diviso dall’ingresso solo dal box rosso dei servizi igienici. Gli spazi più strutturati – palestra, sala prove – si trovano nell’interrato.

La scuola materna è caratterizzata da un ingresso e zona d’attesa al piano terra vetrata verso il passaggio e la piazza mentre tutti gli altri spazi occupano il piano superiore; una seduta lunga 30m accoglie i bambini e i genitori. Le funzioni secondarie sono disposte nello spazio aperto con cubi colorati in costruzione a secco mentre le aule insieme al corridoio producono un continuo, evocando in questo modo l’organizzazione della città (cubi = case, le aule = i giardini, patio = parco, mensa = piazza).

Il sistema adottato per il disegno delle facciate supera la consueta sequenza di finestre analoghe tipica delle periferie. L’involucro si configura quale sistema di diaframmi in grado di regolare le relazioni tra interno ed esterno, tra spazio pubblico e spazio privato, tra residenza e servizi, permettendo la definizione di nuovi modelli ed una rinnovata qualità dell’abitare.

Südliche Furth: mix Sociale

Costruttore e amministratore dell’intervento progettato da Agirbas Wienstroer è il Neusser Bauverein, una S.p.A. pubblica fondata alla fine degli anni Novanta dai cittadini di Neuss. Oltre agli appartamenti, concessi in affitto sono previste unità specifiche per anziani, anche non autosufficienti. I servizi sono aperti anche agli abitanti dei quartieri residenziali adiacenti. L’intervento è finanziato con fondi della regione e del ministero su un area dismessa dalle ferrovie. Il progetto adotta il motto “Jung und Alt” (giovane e anziano) ed è rivolto soprattutto a famiglie, giovani, anziani e portatori di handicap, cercando il mix generazionale e offrendo spazi e abitazioni adatti a tutte le categorie. Gli appartamenti sono concessi a canone convenzionato, con ulteriori possibilità di sostegno da parte del comune in considerazione ai requisiti sociali degli abitanti.

In totale il complesso è costituito da 255 appartamenti, di cui 219 concessi in affitto (2-6 locali) e 7 unità riservate agli anziani (2 unita per non-autosufficienti con 9 camere, 2 unita per assistiti autosufficienti con miniappartamenti per 8 per/unita, 1 unita per 7 anziani affetti di alzheimer, 2 piccoli appartamenti per ospiti/parenti oppure assistenza di breve termine). Gli appartamenti per persone assistite sono situati in diversi edifici; il coordinamento dell’assistenza parte dal centro diurno. È presente inoltre un centro servizi pubblico aperto a tutto il quartiere con un ufficio informazioni.

Un edificio di 4 piani segue i limiti nord, est e sud del lotto, interrotto soltanto da passaggi pedonali. Davanti alla facciata est, e staccata della stessa, si trovano le scale, gli ascensori e i ballatoi che caratterizzano tutto l’intervento. Questi, insieme a torri colorate e al capannone recuperato dello scalo merci, formano una barriera acustica verso la ferrovia e la strada principale d’accesso al centro cittadino. Il ballatoio ha dimensioni molto generose per fungere anche da spazio d’incontro, con posti per fermarsi/sedersi e per giocare (soprattutto rivolto ai bambini piccoli) appena fuori dal appartamento. Nelle torri sono situati ripostigli (che di soliti si trovano nelle cantine) e ambienti per attività e hobby vari. Il centro del quartiere è costituito da edifici paralleli, anch’essi a ballatoio.

Elemento centrale per il pubblico è la piazza del quartiere con il nuovo centro con ufficio informazione per i cittadini, aperto come punto d’incontro e service point anche agli abitanti dei quartieri residenziali adiacenti. Per i giovani è stato allestito il vecchio capannone dello scalo merci, con antistante un’area verde, che fa parte dello schermo acustico verso la ferrovia. Le unita per anziani dispongono anche di una cucina e una sala comune, un bagno per cure, terrazzi e un giardino sensoriale, progettato secondo gli ultimi studi sulla cura della demenza senile.

Tutto il progetto degli spazi aperti è rivolto non solo agli abitanti ma invita anche i vicini di usufruire e attraversare il quartiere. Gli edifici sono situati in modo di lasciar passare i percorsi pedonali fino al parco lungo la ferrovia. Il verde del quartiere è costituito da un piccolo parco nella parte sud dell’intervento con uno stagno che raccoglie l’acqua piovana. Un area giochi nella parte nord è attrezzata con vari costruzioni di legno e un percorso d’acqua che poi attraversa tutto il quartiere.

Il progetto ha vinto il premio 2009 „Energieeffizientes Bauen für die Zukunft“ della regione per l’efficienza energetica, nella categoria “Siedlung”.

Sargfabrik: condivisione degli spazi

Nella parte occidentale di Vienna, sull’area che precedentemente ospitava una fabbrica di bare (Sargfabrik), nel 1996 la visione di un innovativo modo di abitare è diventata una realtà: l’associazione VIL (Associazione per una vita integrata), costituita dai futuri abitanti, ha dato il via a una realizzazione che si basa su unità abitative essenziali con un’ampia dotazione di servizi comuni e di infrastrutture aperte al quartiere. A fine di ottenere i finanziamenti anche per le parti comuni, il gruppo si è costituito come associazione privata che gestisce un pensionato e assegna gli appartamenti ai suoi membri. Il proprietario è l’associazione, i soci sono in affitto per un periodo iniziale di cinque anni. Negli affitti è compreso un contributo alle spese comuni e al budget culturale della Sargfabrik. L’edificio è a basso consumo energetico e si avvale del teleriscaldamento comunale.

I moduli base delle unità abitative sono compatti monolocali a split-level, addizionabili orizzontalmente e facilmente separabili, che contengono tutti i servizi sanitari necessari, almeno una mini-cucina, uno spazio alto due piani e un balcone che dà sui cortili verdi. Il cuore del progetto è costituito dagli spazi comuni semi pubblici: lavanderie comuni, una cucina con annessa sala da pranzo e soggiorno per i residenti che volessero invitare più amici di quanti ne possano ospitare nell’appartamento. Gli spazi comuni contemplano anche una biblioteca, arricchita dai libri condivisi dagli abitanti, una zona termale, una guesthouse (un appartamento che non può essere abitato per più di un mese consecutivo) e un bar caffetteria. Questi ultimi, oltre a creare un rapporto più vitale dell’edificio con il contesto, forniscono entrate sufficienti per provvedere alla manutenzione dell’edificio stesso. Si tratta di un esperimento quasi estremo, che ha permesso ai progettisti di riflettere sul rapporto tra usi privati, comuni e pubblici e, di conseguenza, tra interno e esterno dell’alloggio e dell’edificio.

Sargfabrik è un luogo di incontro tra persone di diverse età e di diversa origine. “Vivere Cultura Integrazione”: al fine di raggiungere questi obiettivi fondamentali, l’associazione ha promosso la progettazione partecipata dell’intervento, occupandosi poi della gestione dell’edificio. La vita all’interno di Sargfabrik è caratterizzata da una forte coesione, seppur rispettando l’autonomia dei singoli nuclei familiari. Attualmente vivono, in un totale di 112 unità abitative (Sargfabrik + Miss Sargfabrik), circa 150 adulti e 60 bambini e adolescenti. Il complesso comprende inoltre una comunità alloggio dell’Ufficio per la gioventù e la famiglia del Comune di Vienna, 7 posti letto in unità singole per disabili, 6 unità abitative per anziani e un alloggio per permanenze temporanee.

I servizi sostitutivi, integrativi e pubblici occupano un ruolo di primo piano nel progetto. Oltre ai locali classici di questo tipo di residenza (lavanderia, depositi biciclette ecc.), nell’interrato dell’edificio è presente una Badehaus (sauna finlandese, tepidarium, idromassaggio, piscina ecc.) aperta in alcuni orari agli abitanti del quartiere e utilizzata anche dall’asilo. La Kulturhaus Sargfabrik è una sala polifunzionale di 315 mq che può ospitare fino a 300 persone, specialmente vocata agli spettacoli musicali, che negli anni ha raggiunto una notevole fama nel circuito della musica colta e popolare viennese ed europeo. A piano terra si trova una ulteriore sala per seminari di 105 mq, utilizzata sia dall’associazione che dal quartiere. Il Bar / Ristorante Beisl, che offre un servizio di ristorazione di qualità a prezzi calmierati agli abitanti e utenti dell’edificio e agli abitanti del quartiere. Grazie alla sua posizione e alla sua vivacità contribuisce in maniera fondamentale alla sicurezza dell’edificio. All’interno dell’edificio è presente un asilo / doposcuola, convenzionato con il Comune di Vienna, basato sui metodi montessoriani e con insegnanti madrelingua tedesco, turco e bosniaco/croato/serbo. 60 bambini tra i 3 e i 10 anni frequentano, divisi in tre gruppi, questa struttura e utilizzano gli altri spazi comuni dell’edificio (Sala seminari e sala pubblica per feste e attività, il bar/ristorante come mensa, la badehaus per la piscina).

Iroko House: la forma urbana

La Iroko House è un complesso residenziale progettato da Haworth Tompkins per la Coin Street Community Builders (CSBC), una onlus formatasi nel 1984 su iniziativa di un comitato cittadino (il Coin Street Action Group, attivo dal 1977) per la riqualificazione del quartiere e la costruzione di case di edilizia sociale. Gli alloggi sono di proprietà della CSBC e tutti gli inquilini sono in affitto. Metà degli appartamenti sono riservati ai soci della cooperativa, l’altra metà è a disposizione delle persone selezionate dai Council di Southwark. L’intervento non ha previsto spazi aperti pubblici, essendo inserito in una rete più ampia di servizi che riguarda l’intero quartiere. L’area è stata ceduta alla CSCB a un prezzo particolarmente basso; la costruzione è stata finanziata attraverso sussidi statali e governativi e con prestiti da finanziatori istituzionali e da istituti di credito. La gestione dei servizi è affidata ad una apposita cooperativa.

L’edificio, completato nel 2001, si sviluppa su tre lati intorno a una corte verde comune e, nell’articolazione dei volumi e nell’utilizzo dei materiali, è stato progettato in risposta al contesto. Lungo i lati paralleli (est e ovest) sono disposte abitazioni articolate su quattro piani (soprattutto tri, quadri e penta locali), mentre sul lato settentrionale (prospiciente Upper Street) l’edificio presenta cinque livelli (duplex sovrapposti a triplex serviti da un ampio ballatoio). Tutti gli alloggi con accesso dalla strada si affacciano sulla corte centrale con giardini privati, che servono così da luoghi di transizione tra spazio privato e pubblico. Ai due angoli dell’edificio, al piano terra lungo Upper Street, si sviluppano anche un paio di spazi commerciali. Sotto la corte si estende un parcheggio pubblico (preesistente) di 256 posti. Il quarto lato del complesso, secondo quanto previsto dal progetto originale, è stato recentemente arricchito dalla costruzione di un centro servizi per il quartiere, il Coin Street Neighborhood Centre, aperto nel novembre del 2007.

La CSCB è ricorsa a modalità concorsuali per la progettazione degli edifici sin dal secondo intervento residenziale. Lo studio Haworth Tompkins Architects è stato selezionato per la progettazione dell’Iroko Housing attraverso un concorso a inviti in due fasi, che ha permesso di identificare tra nove partecipanti il candidato ritenuto migliore. Si è trattato, per i vincitori, del primo progetto residenziale di una notevole portata: lo studio di architetti era infatti relativamente giovane, fondato nel 1991 e inizialmente dedito soprattutto al disegno di interni.

Il complesso dell’Iroko House, completato dal nuovo Neighbourhood centre, presenta un’abbondante dotazione di servizi e attività complementari a quelle strettamente residenziali. L’edificio d’abitazione ospita due negozi d’angolo al piano terra e un parcheggio pubblico (a pagamento) sotterraneo da 256 posti auto; integrandone nel complesso gli accessi (rampa e risalite), si è potuto mantenere in esercizio la struttura anche durante la realizzazione della residenza. Nel Neighbourhood Centre trovano posto un asilo nido da 64 posti (3 mesi-5 anni), un doposcuola, laboratori, spazi in affitto per riunioni e attività economiche, un centro di consulenza e di avvio al lavoro, un bar, un ristorante e un negozio di alimentari.

L’intervento non ha previsto spazi aperti pubblici: il grande cortile centrale è a uso esclusivo degli inquilini, secondo una modalità già adottata dalla stessa CSBC nel vicino complesso di Mulberry. È da sottolineare tuttavia come la strategia generale di riqualificazione dell’area dismessa, di cui l’Iroko House costituisce un tassello, abbia invece investito molto nella costruzione di una rete di spazi pubblici: i Bernie Spain Gardens (giardini pubblici), gli spazi per il tempo libero del Gabriel’s Wharf (magazzini industriali recuperati a negozi, atelier, uffici, locali pubblici) e il lungofiume (creato demolendo vecchi edifici industriali), la nuova piazza programmata verso il Waterloo Bridge contribuiscono a mantenere l’intero ambito spazialmente coeso, frequentato e perfettamente integrato nel settore urbano che lo circonda.

I tetti dell’Iroko House sono provvisti di pannelli solari termici che assicurano acqua calda a costo nullo in estate e un buon risparmio sul riscaldamento nei mesi invernali. Sotto il profilo termico l’edificio, energeticamente passivo, si avvale anche di una caldaia a condensazione, doppi vetri, un sistema di ventilazione con recupero di calore (estrazione e re-immissione dei flussi d’aria calda) e, complessivamente, di un ottimo livello di coibentazione. Il centro servizi del quartiere si avvale inoltre di un sistema di riciclo dell’acqua piovana da utilizzare per i wc e di illuminazioni a sensore di presenza in ogni locale.

Frauen-Werk-Stadt: differenze di genere

Nel 1992 partì dal settore donne del comune di Vienna un iniziativa per migliorare gli aspetti quotidiani dell’abitare, da sempre soprattutto legato al lavoro delle donne. L’ufficio donne insieme ai responsabili del comune per urbanistica e social housing ha bandito un concorso ad invito tra 8 progettiste, esigendo anche la collaborazione di una progettista di paesaggio. Già nel masterplan vengono richieste le tipologie degli alloggi, in modo da poter valutare meglio l’adeguatezza alla vita quotidiana dell’impianto generale (percorsi, vicinanze, viste, controllo sociale, …) Il metodo più efficace per ottenere maggiore qualità e attenzione alle questioni di miglior fruibilità di un progetto si è mostrato essere, più che la normativa, l’imporre linee guida per la progettazione e la partecipazione diretta alle decisioni. In seguito a questa esperienza a Vienna è stato costituito, nel settore urbanistica e abitare, un ufficio di coordinamento per tutte le questioni di vita quotidiana e delle donne. L’ufficio ora partecipa alla commissione per i finanziamenti pubblici.

L’intervento Frauen-Werk-Stadt, di iniziativa della municipalità in partnership con la cooperativa del sindacato dei dipendenti privati, si rivolge soprattutto a famiglie e madri single. Gli appartamenti sono assegnati, in affitto, per metà ai soci della cooperativa e per metà a soggetti individuati dal comune. Nel quartiere non sono previsti spazi dichiaratamente pubblici. Uno dei punti prioritari nella scelta dell’area e nello sviluppo dell’intervento è stato quello di prevedere “percorsi brevi”: vicinanza di negozi di prima necessita, dei servizi primari, di scuole, nido e dei mezzi pubblici in modo da aumentare il più possibile l’indipendenza dalla macchina (in media le donne guadagnano di meno e hanno meno possibilità di disporre di una macchina). L’area è stata scelta tra 4 offerte della WBSF (la società comunale che gestisce i terreni di proprietà del comune), secondo criteri di raggiungibilità con mezzi pubblici e disponibilità di negozi e servizi di prima necessità.

Il masterplan di Franziska Ullmann, premiato nel concorso urbanistico 1994, prevede una reinterpretazione della grande corte in combinazione con tipologie lineari. A differenza di quanto previsto dal bando, che prevedeva un massimo di 5 piani, il masterplan proponeva, lungo la Donaufelder Straße e sull’asse centrale, 6 piani e 4 piani verso i bordi del quartiere. Inoltre, per non compromettere l’illuminazione dei cortili, alcuni degli ultimi piani vengono arretrati, creando così tipologie molto diversi tra loro, evitando la monotonia e sviluppando un quartiere molto articolato.

Prioritaria nella progettazione è stata la ricerca di adeguare l’intervento alle necessita quotidiane soprattutto delle donne; si cerca, con piccoli accorgimenti, di facilitare il lavoro domestico: spostando per esempio le lavanderie dalla loro solita posizione in cantina nei sottotetti, con antistante terrazzo per l’asciugatura dei panni ma anche disponibile per il gioco dei bambini. I depositi per le carrozzine sono posti vicino agli ascensori di ogni piano e ampi spazi aperti e chiusi al piano terra sono riservati alle biciclette. La densità richiesta ha comportato la necessita di costruire box semi-interrati, che pero dispongono di illuminazione naturale e di percorsi molto brevi fino ai rispettivi ascensori, con particolare attenzione alla sicurezza reale e percepita delle utenti. Le tipologie degli appartamenti garantiscono un buon livello di flessibilità, con camere di dimensioni simili, accorpabili o divisibili facilmente rispetto ai cambiamenti in famiglia. La cucina è posta in posizione centrale i modo tale da poter sorvegliare i bambini (che fanno i compiti o giocano) mentre si svolge il lavoro domestico.

Gli appartamenti convenzionati sono assegnati in locazione per meta dal comune e per meta dalla cooperativa ai soci. Il progetto si rivolge soprattutto a famiglie e a madri single. Oltre al canone convenzionato, gli affittuari possono chiedere un contributo all’affitto secondo la loro situazione economica e un credito agevolato per la parte dovuta di contributo ai costi di costruzione.

L’intervento comprende una scuola materna e un asilo nido per quattro gruppi di bambini, l’ambulatorio di un medico di base, una farmacia e una stazione di polizia. Nel quartiere non sono previsti spazi dichiaratamente pubblici, ma lo spazio interno è aperto e può essere attraversato e utilizzato anche dai vicini. Gli spazi sono ben controllabili dagli appartamenti, non ci sono angoli nascosti o vicoli bui. Le aree giochi per i bambini sono posizionate in modo decentrato per poter essere sorvegliate dagli appartamenti, soprattutto dalle cucine. Il progetto degli esterni è stato integrato dal bando “arte in cantiere”: è stata scelta un opera “utilizzabile” dell’artista Johanna Kandl. Si sviluppa così una composizione pedonabile e giocabile per la piazza e la strada pedonale interna: un tappeto costituito da cerchi colorati che ricordano la grafica delle mappe geografiche.

L’insediamento ha vinto il premio “Good Practice UN-HABITAT 1996”. Altre città austriache come Salisburgo e Linz stanno già seguendo l’esempio, e nella stessa Vienna si è ormai arrivato al progetto Frauen-Werk-Stadt III.

Originariamente pubblicato in: Casa & Cooperazione,  2/2010.

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