Benvenuto

Non so cosa ti abbia portato qui, e ancora meno riesco a immaginarmi cosa ti spinga a rimanere, ma se mi stai leggendo lascia che ti dia il mio più caloroso benvenuto e anche qualche breve indicazione pratica. Questo blog è un piccolo deposito dei vari pezzi di me, coltivato con intenti principalmente auto-terapeutici, nella speranza che raccontarmi mi tenga insieme.
Puoi trovare i miei pensieri in forma di piccoli testi (che in certi periodi ho pubblicato con ambiziosa regolarità ma che sono per lo più episodiche riflessioni derivanti dagli accadimenti spesso prosaici della mia vita), ma anche scritti un po’ più seriosi sulla casa, sull’architettura e sulla città, frutto della mia discontinua attività di ricerca para-accademica. Puoi trovare le playlist che costruisco e poi ascolto e alcune ricette di piatti che amo. Puoi anche trovare alcune delle fotografie che scatto con il telefono, raccolte in un progetto che io chiamo Urbagrammi, e una strampalata raccolta di micro-conversazioni con mio figlio.

Puoi esplorare questi variegati contenuti risalendo la linea del tempo di pubblicazione, nell’uso appunto dei blog, oppure selezionarli per tipologia o per tematiche, o ancora provare a fare delle ricerche. […]

Sospesi a due stelle nel cielo

Ripensando alla musica che ascoltavo quando avevo 16 anni, non mi è facile ricostruire per quale ragione fossi andato a vedere il concerto di Lucio Dalla al Forum di Assago nell’aprile del 1991. Intendiamoci: Lucio Dalla era un genio, alcune sue canzoni sono degli autentici capolavori e oggi, ancor più che ieri, sono certo del […]

Apocalittici, integrati e barlafüss

Sarà per il mio inguaribile ottimismo, ma, sul tema dell’Intelligenza Artificiale, se proprio dovessi scegliere – seguendo la celebre distinzione di Umberto Eco – mi considererei senza dubbio tra gli integrati. Credo che l’AI, pur con tutti i suoi rischi e dilemmi, offra straordinarie opportunità per ripensare cultura, conoscenza, persino umanità. Purché sia accompagnata – e possibilmente guidata – da quella naturale, di intelligenza.

Però, vorrei chiedervi: anche i vostri social si stanno popolando di quei post apparentemente edificanti e pseudoculturali, accompagnati da immagini generate dall’AI che sembrano uscite da un manuale di geografia scritto a cottimo da un algoritmo confuso e svogliato? Immagini in cui la pentagonale Mole Vanvitelliana di Ancona guadagna un sesto lato, perché un angolo in più non si nega a nessuno, in cui la meravigliosa installazione The Floating Piers di Christo e Jeanne-Claude sul Lago d’Iseo si trasforma in una passerella sconclusionata giallo canarino e un borgo coraggioso delle Alpi occidentali viene deliziosamente adagiato su fondali dolomitici degni di una pubblicità del latte degli anni Ottanta?

Qualcuno, forse eccessivamente integrato, potrebbe dire che è il prezzo dell’innovazione. Ma qui non si tratta di sbavature pionieristiche: è pura sciatteria. Ed è un peccato, perché lo strumento è potente, ma – come tutte le cose potenti – richiede discernimento, competenza e un minimo di rispetto per ciò che si rappresenta.

Altrimenti l’AI non eleva: semplifica, deforma, banalizza. E no, non è colpa dell’arrivo dell’intelligenza artificiale. È colpa della dipartita di quella naturale.

La casetta in Canadà

Nei giorni di Pasqua sono stato in Canada per visitare mia figlia, che da otto mesi vive lì. Pur nella brevissima durata e inevitabile superficialità della visita, è un paese che mi ha colpito profondamente. Si percepiscono chiaramente gli esiti di una lunga stagione di governo del Partito Liberale, con una linea politica che – […]

Lo zaino dell’assessore

È tutto pronto. Dopo mesi di lavoro, possiamo finalmente condividerlo. “Lo Zaino dell’Assessore” non è solo un film. È un racconto politico e umano. È Torino vista attraverso il filtro del sogno, della fatica e della speranza. Con la regia di Luca Guadagnino e la sceneggiatura di Charlie Kaufman, la fotografia di Darius Khondji e […]

Basta baggianate

È forse fin troppo facile, qui sui social, compiangere, ricordare, celebrare. Né lui, credo, avrebbe apprezzato troppo. Devo però ammettere che un poco dà sollievo essere insieme qui e condividere un pensiero… quindi – un po’ egoisticamente – lo farò.Pierluigi Nicolin – anche se incontrato tardi, anche se ci sono persone che hanno condiviso con […]

Sinnerman

Ho scoperto tardivamente Sherlock, la bellissima serie televisiva della BBC liberamente tratta dalle opere di Sir Arthur Conan Doyle, creata da Steven Moffat e Mark Gatiss, scritta con grande perizia e soprattutto meravigliosamente interpretata da Benedict Cumberbatch (Sherlock Holmes) e Martin Freeman (John Watson). Forse la fotografia sconta un po’ il budget televisivo (siamo molto lontani, per intenderci, da cose alla Peaky Blinders), ma la scelta delle musiche è sempre molto bella. Ieri sera, guardando l’ultima puntata della prima stagione, mi sono imbattuto nella Sinnerman di Nina Simone, e mi è venuta voglia di costruirci intorno una playlist… eccola qui.

Più Pete per tutti

Ieri sera io e la Chrissi siamo andati a vedere il bellissimo A Complete Unknown, il bio-pic musicale di James Mangold dedicato alla prima parte della carriera di Bob Dylan, dagli esordi allo scandalo della sua partecipazione elettrica al Newport Folk Festival. Il film ci è piaciuto molto e io, devo confessare – ma con la senilità mi succede sempre più spesso – mi sono commosso in più di un passaggio.

I miei primi Cinquant’anni

Ieri sera in quel di BEMaa abbiamo fatto una piccola festicciola per i miei cinquant’anni. Sono passati tanti amici e mi sono sentito davvero molto fortunato. Se il Negroamaro Rosato della cantina (naturalmente cooperativa) Vecchia Torre non fosse di così facile beva, se non avessi avuto sulle spalle tre giorni in Langa con gli amici […]

Il Marzio, la Rolleicord e la Valle Imagna

Verso la fine degli anni Sessanta, non so bene l’anno preciso, mio padre Marzio ha comprato una Rolleicord Vb. Questa fotocamera medio formato, prodotta dalla compagnia tedesca Franke & Heidecke (nota come Rollei), era la versione entry level della più blasonata Rolleiflex TLR usata da molti fotografi famosi.

Come la sorella maggiore, era una macchina fotografica bi-ottica, era cioè dotata di due obiettivi: uno dei due obiettivi era utilizzato per scattare la foto, mentre l’altro serviva per la messa a fuoco e la composizione dell’immagine nel caratteristico mirino a pozzetto, dove ti toccava inquadrare vedendo il mondo al contrario (passi per il sotto-sopra, ma il destra-sinistra era veramente un casino). Utilizzava pellicole formato 120, con cui produceva immagini quadrate con negativo 6 x 6 cm. La messa a fuoco era naturalmente manuale, e lo era anche la regolazione di tempo e diaframma, che dovevi calcolare dopo aver misurato la luce con un esposimetro esterno.

Fare le foto era quindi un processo abbastanza macchinoso, ma – grazie alle ottime ottiche e al gigantesco negativo – i risultati erano di grande soddisfazione.

Molti anni dopo durante la mia adolescenza, al netto dei non sempre facili rapporti padre-figlio in quella stagione della vita, con questa macchina ho imparato da lui il poco che so di fotografia: forse per questo oggi che da amatore scatto tantissime foto – anche se soprattutto con il telefono – sono affezionato alle inquadrature molto composte e, soprattutto, al formato quadrato.

Non credo Marzio avesse vere ambizioni da fotografo, e infatti non lo diventò (a differenza di suo cugino Marco, che scatta ancora oggi foto meravigliose). D’altronde non diventò nemmeno architetto, a discapito dei suoi studi, ed ebbe invece una lunga e soddisfacente carriera da fedele civil servant, prima in Regione Lombardia e poi in una in house (come si direbbe oggi).

Mio padre non c’è più, ci ha lasciato ormai cinque anni fa, davvero troppo presto. Frugando tra le sue cose, in cerca di tutt’altro, ho trovato un consistente archivio di foto, in parte già digitalizzate da lui, e comunque tutte molto ordinate. Sono soprattutto fotografie della sua amata Valle Imagna: architettura vernacolare, attrezzi, qualche persona. E poi qualche rara foto degli affetti più cari e qualche ancor più raro esperimento artisticheggiante.

Ho pensato valesse la pena raccogliere queste foto e condividerle, vedi mai qualcuno fosse interessato… lo farò su questo account Instagram, magari segnalandovi di quando in quando anche qui su Facebook quello che ho caricato.

What’s up (in the Nineties)?

. Un’estate di trent’anni fa abbiamo noleggiato un Transit in precarie condizioni manutentive dall’unica improbabile agenzia disposta ad affittare a giovani con meno di tre anni di patente e siamo partiti per un lungo viaggio in Spagna. Costa Brava, Barcellona, Madrid, Toledo, Avila, Segovia, Siviglia, Cadice, Gibilterra, Cordova, Granada e la costa mediterranea. Eravamo in […]

Abitare elementare

Alejandro Aravena è da poco docente del Politecnico di Milano. Alcuni giorni fa, grazie all’invito di Massimo Bricocoli e di Matteo Poli – ho avuto il privilegio di partecipare ai lavori del Laboratorio ELEMENTAL. Per il Workshop, Aravena ha scelto il tema della crisi abitativa delle nostre città e del costo insostenibile degli alloggi. Per arricchire il dibattito, ha chiesto di invitare una serie di personalità che fossero a vario titolo utili a costruire una visione complessiva del problema, tra queste il sottoscritto.
Un po’ perché toccava argomentare in inglese, un po’ per l’impressione di trovarsi a discutere con un Pritzker, e molto per rispetto degli studenti, nei giorni precedenti avevo buttato giù qualche appunto. Lo riporto qui, nel caso interessasse a qualcuno.

Memorie e Smemorande

Leggo che Smemoranda, società editrice dell’omonima agenda, è ormai fallita e che nessuno è interessato a quel marchio: l’asta che il 20 gennaio scorso avrebbe dovuto indicare la strada della rinascita è andata deserta, nonostante l’agenda continuasse ad avere successo e si fosse piazzata all’ottavo posto della particolare classifica Feltrinelli relativa alle agende e rubriche […]

I libri del 2023

Eccomi anche quest’anno a raccontarvi i libri che ho letto, sapendo che per alcuni di voi è un appuntamento atteso e gradito e non potendo dunque tradire una così gratificante aspettativa. A questa tradizione, se n’è ormai aggiunta un’altra, che è quella di iniziare il post lamentandomi di quanto poco riesco a leggere… beh, quest’anno […]

Di licei, di Doc Hutson e del sergente maggiore Hartman

Riflessione amara, dettata dalla pancia, di cui quindi quasi certamente mi pentirò. Ma scrivere mi aiuta sempre a farmi passare le arrabbiature.

Come padre che a suo tempo fu uno studente liceale discontinuo e svogliato, osservo con ammirazione mio figlio che è invece inspiegabilmente uno studente giudizioso e dagli ottimi risultati. Non meno ammiro mia figlia, che ha superato l’impatto devastante della pandemia sulla sua vita adolescente con una “sbandata controllata” tipo Doc Hudson sul circuito di terra di Radiator Springs.

Al contempo osservo con sconcerto i docenti (forse non tutti, ma purtroppo molti) demolire la motivazione dei ragazzi e la loro fiducia nelle istituzioni, esercitando potere discrezionale per il gusto di farlo e severità a caso che neanche il sergente maggiore Hartman nelle sue vette più alte.

Chissà perché fanno così. Forse si sentono depositari del dovere di preservare una supposta cultura alta dallo sfacelo della modernizzazione e della massificazione. Forse pensano che solo a legnate (metaforiche) si possa formare la classe dirigente di domani (che però, se andiamo avanti così, al massimo avrà da dirigere il traffico, ma questa è un’altra storia). Forse riversano sui malcapitati studenti frustrazioni professionali e finanche personali.

O forse hanno ragione e faranno dei miei figli persone migliori e sono io a non capire niente. Chissà.

Intanto, naturalmente, con i figli (che tanto non leggono Facebook, che è roba da boomer) tengo il punto e difendo la scuola sempre e comunque. In questo aiuta, per fortuna, qualche docente straordinario che ancora sa far innamorare i ragazzi del sapere. Ma, credetemi, il dubbio che stiamo sbagliando molto, se non tutto, mi rimane.

A seguito di questo piccolo sfogo pubblicato su Facebook, si è sviluppata una interessante discussione con la comunità dei miei amici più o meno virtuali. Posizioni anche diverse sulle possibili (o anche solo auspicabili) soluzioni, ma unanime mesta presa d’atto della situazione attuale. A proposito: sarà anche una bolla, ma è la mia bolla e le voglio molto bene.

La storia all’asta

Italia, 1948. La guerra è finita, il referendum del ’46 ha visto vincere di misura la Repubblica e il primo gennaio è entrata in vigore la Costituzione. Il 18 aprile si sono tenute le prime elezioni politiche della Repubblica Italiana, il paese è diviso ma forse al contempo unito come non è mai stato e […]

Due anni in dieci minuti

Gli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri di Torino hanno deciso di festeggiare in grande, alla Sala delle Fucine delle OGR, il centenario della loro fondazione. E hanno deciso di invitare, per un breve intervento, anche il sottoscritto, chiedendomi di parlare di quello che stiamo facendo per costruire la Torino di domani. Non è facile […]

C’è ancora domani

Ieri siamo andati a vedere C’è ancora domani. Detto francamente, per quanto mi piaccia andare al cinema e per quanto ci siano pellicole che amo molto, non sono un cinefilo e non ho competenze e finezza per esprimere un giudizio fondato. In effetti, potrei chiuderla facile dicendo la semplice verità: mi è piaciuto moltissimo. Provo […]

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